La nuova datazione al radiocarbonio di alcuni dei 10.000 monoliti di pietra nel sito archeologico di Sakaro Sodo, nel sud dell'Etiopia, indica che il più antico dei monumenti stele alti sei metri a forma di fallo è estratto, eretto e scolpito nel I secolo d.C., circa 1.000 anni prima di quanto si pensasse in precedenza. Nonostante la natura impressionante del sito archeologico, si sa poco sul perché o su come siano stati costruiti i monoliti...


Washington State University (WSU), 9 dicembre

La nuova datazione al radiocarbonio di alcuni dei 10.000 monoliti di pietra nel sito archeologico di Sakaro Sodo, nel sud dell'Etiopia, indica che il più antico dei monumenti stele alti sei metri a forma di fallo è estratto, eretto e scolpito nel I secolo d.C., circa 1.000 anni prima di quanto si pensasse in precedenza. Nonostante la natura impressionante del sito archeologico, si sa poco sul perché o su come siano stati costruiti i monoliti. Per l’archeologo Ashenafi Zena, autore principale dello studio ed ex ricercatore di dottorato della WSU ora presso la State Historical Society of North Dakota, e Andrew Duff, professore di antropologia alla WSU, le pietre nella zona di Gedeo variano per dimensioni, funzione e disposizione nel paesaggio, e alcune sono state scolpite con volti o altri disegni. I monumenti disposti in uno schema lineare possono aver commemorato il trasferimento di potere o un rito iniziatico, mentre si pensa che alcune delle pietre più recenti a Tuto Fela siano state utilizzate come segni di sepoltura. Le nuove date suggeriscono che i monumenti più antichi furono eretti all'incirca nello stesso periodo in cui furono introdotti nella regione l'addomesticamento degli animali e sistemi sociali ed economici più complessi. Oltre a spostare di un millennio la data della prima costruzione dei monoliti, i ricercatori hanno anche determinato dove gli antichi costruttori del sito probabilmente estraevano la pietra grezza per il progetto. Hanno anche identificato, per la prima volta, le prime fonti conosciute di manufatti di ossidiana che sono stati recuperati dai siti delle stele di Gedeo. Sorprendentemente, la maggior parte dell'ossidiana che i ricercatori hanno identificato a Sakaro Sodo proviene da circa trecento chilometri di distanza, nel nord del Kenya, dimostrando che le persone di quei luoghi ricavavano le loro materie prime attraverso lo scambio o il commercio.


RIPRODUZIONE RISERVATA ©Enigmaxnews2022

Un team internazionale di ricercatori guidati da Patrick Wertmann ha analizzato un set quasi completo di armature in scaglie di cuoio scoperte in una tomba in una regione estremamente arida della Cina nordoccidentale. Il design dell'armatura indica che è stata realizzata nell'impero neo-assiro, che includeva parti di quelli che oggi sono l'Iraq, l'Iran, la Siria, la Turchia e l'Egitto, dove tale armatura fu sviluppata nel IX secolo a.C. per uso militare...


University of Zurich, 8 dicembre

Un team internazionale di ricercatori guidati da Patrick Wertmann ha analizzato un set quasi completo di armature in scaglie di cuoio scoperte in una tomba in una regione estremamente arida della Cina nordoccidentale. Il design dell'armatura indica che è stata realizzata nell'impero neo-assiro, che includeva parti di quelli che oggi sono l'Iraq, l'Iran, la Siria, la Turchia e l'Egitto, dove tale armatura fu sviluppata nel IX secolo a.C. per uso militare. Datata al radiocarbonio tra il 786 e il 543 a.C., l'armatura è composta da oltre 5.000 piccole scaglie di cuoio e 140 più grandi cucite in file orizzontali su materiale di supporto per proteggere il busto, i fianchi e la parte bassa della schiena di chi la indossava. Sebbene non esistano altre armature simili in tutta la Cina 2.700 anni fa, ci sono alcune somiglianze stilistiche e funzionali con una seconda armatura di origine sconosciuta conservata dal Metropolitan Museum of Art di New York. È possibile che le due armature fossero intese come abiti per unità distinte dello stesso esercito, ovvero l'armatura Yanghai per la cavalleria e l'armatura del Met per la fanteria. Non è chiaro se l'armatura Yanghai appartenesse a un soldato straniero che lavorava per le forze assire che l'aveva portata a casa con sé, o se fosse stata portata da qualcun altro che era stato nella regione. Anche se gli studiosi al momento non sono stati in grado di tracciare il percorso esatto dall'Assiria alla Cina nordoccidentale, il ritrovamento è una delle rare prove effettive del trasferimento tecnologico da ovest a est attraverso il continente eurasiatico all'inizio del primo millennio a.C.. La notizia è stata resa nota dall'Università di Zurigo.


RIPRODUZIONE RISERVATA ©Enigmaxnews2022

A ovest di Huánuco, si trova una huaca preispanica che ha l'aspetto di un promontorio naturale edificato dall’uomo 3.800 anni fa. Si tratta di una delle più antiche testimonianze di costruzioni dedicate all'attività cerimoniale o religiosa in Perù...


a cura della redazione, 9 dicembre

A ovest di Huánuco, si trova una huaca preispanica che ha l'aspetto di un promontorio naturale edificato dall’uomo 3.800 anni fa. Il suo nome è Kotosh e significa, appunto, “monte di pietre”. Si tratta di una delle più antiche testimonianze di costruzioni dedicate all'attività cerimoniale o religiosa in Perù, e la forma dei suoi templi a tre strati terrazzati, come la disposizione dei suoi elementi interni, lo rendono il fulcro del più antico movimento religioso delle Ande peruviane. Scoperto negli anni trenta dello scorso secolo, fu associato dall’archeologo Giulio Cesare Tello a una delle prime popolazioni andine, quale anello di congiunzione nella storia della civiltà peruviana, la cui massima espressione fu la città sacra di Caral. Dopo la scomparsa di Tello, non ci furono più ricerche nella zona, fino a quando nel 1960 l'Università di Tokyo inviò una spedizione guidata da Seichi Izumi. Nel team anche l'archeologo Toshinico Sono, l'antropologo Kazuo Terada e altri specialisti. La squadra ha rimosso i detriti a Kotosh, fino a trovare i resti di un'antichissima costruzione del preceramico. Sulla parete nord sono stati rinvenuti una coppia di rilievi fittili che rappresentano due braccia incrociate, da destra a sinistra e per questo motivo questo edificio è stato chiamato "Tempio delle Mani Incrociate". Nel 1963 un altro rilievo simile fu trovato sulla stessa parete, ma con il braccio sinistro sopra il destro. Le sculture delle mani incrociate sono le più antiche trovate in Perù. Alcuni sostengono che rappresentino la dualità e la complementarità. Anche il doppio livello del pavimento del tempio è considerato un'espressione materiale del "dualismo" in questo sito. A partire dal 1960, gli archeologi hanno completamente disseppellito il tempio confermandone l’età plurimillenaria. Risalirebbe almeno al 1800 a.C..  Si tratta di un complesso di varie edificazioni a scopo religioso, senza finestre, con una sorta di pozzo o fossa centrale. Questa antichissima huaca, non solo è la più precoce architettura cerimoniale delle Ande, ma risulta essere edificata in un punto magnetico che amplifica la voce del visitatore rispetto alle altre persone presenti. Kotosh comprende anche due templi naturali: il tempio della Purificazione, dove si eseguivano le abluzioni sacerdotali e le cerimonie di iniziazione, per poi passare la notte in meditazione nel tempio naturale della Luna, Quillarumi, e con l'alba ricevere il bagno dell'aurora, il Sacro Fuoco, officiando il Padre Inti (Sole). Il Quillarumi si trova sulla cima di una montagna sul lato sud ovest del tempio Kotosh. E' una formazione rocciosa a forma di mezza luna, ornata con pitture rupestri ancora più antiche. Sul lato sinistro ci sono simboli e scene della vita spirituale e sul lato destro scene della vita materiale.


RIPRODUZIONE RISERVATA ©Enigmaxnews2022