L’origine del pugnale di ferro meteoritico di Tutankhamon diventa sempre più enigmatica. Secondo gli scienziati la tecnologia per realizzarlo non era ancora in uso durante la XVIII dinastia egizia, ma è testimoniata da reperti di migliaia di anni prima in Anatolia…
a cura della redazione, 20 febbraio
Chi forgiò e come il pugnale di ferro trovato nella tomba di Tutankhamon? Ma soprattutto quando? Uno studio del 2016 aveva confermato l'origine meteoritica del metallo utilizzato, ma sono rimaste domande sul tipo di meteorite da cui proveniva e su come fosse stato lavorato. È qui che entra in gioco il nuovo studio, pubblicato questo mese su “Meteoritics & Planetary Science”. Un team di ricercatori giapponesi, guidati da Takafumi Matsui del Chiba Institute of Technology, ha recentemente scansionato ai raggi X il pugnale, scoprendo prove che testimoniano l’uso di tecniche che all’epoca non erano comuni in Egitto. Da dove viene dunque questo pugnale?
LO SAPEVI CHE - Il pugnale di Tutankhamon è costituito da una lama di ferro metallico a doppio taglio e da un’elsa fatta principalmente d’oro. La lama mostra una superficie metallica grossolanamente lucidata con lucentezza debole e sottili graffi. L’elsa ha cinque fasce larghe, che sono decorate con pietre come lapislazzuli, corniola e malachite. Nelle porzioni d’oro tra le fasce decorate, vengono creati motivi a forma di diamante e ondulati con grani d’oro fini di circa 0,5 millimetri. Queste pietre e grani d’oro sono legati alla superficie dell’oro. L’elsa ha un pomo di cristallo fissato alla base d’oro da diversi spilli d’oro. La guaina non ha materiali accessori. Il motivo sul fodero è inciso su lamina d’oro.
Tutti i risultati ottenuti indicano un’origine poco chiara per la lama meteoritica scoperta tra le spoglie della tomba di re Tut (XVIII dinastia egizia - 1361–1352 a.C.). Primo elemento a infittire il mistero la sua impugnatura d’oro, che sembra essere stata realizzata con intonaco di calce, un materiale adesivo che non fu utilizzato in Egitto fino a molto tempo dopo, durante il periodo tolemaico (305–30 a.C.), ma che all’epoca era già utilizzato altrove. Secondo i ricercatori questo indica una sua origine straniera. Quindi chi lo forgiò conosceva già questa tecnica e l'esemplare depositato accanto al copro di Tutankhamon resta un unicum in tutto l'Antico Egitto. Perché?
LO SAPEVI CHE - Le macchie nere della lama sono chimicamente distinte dalle aree lisce e metalliche. Il contenuto medio di Fe e Ni delle macchie nere è leggermente inferiore a quello delle porzioni lisce e metalliche. La mappatura elementare del Ni sulla superficie della lama mostra disposizioni a bande discontinue in punti con simmetria "cubica" e larghezza di banda di circa 1 mm, suggerendo il modello Widmanstätten.
Per risolvere il puzzle, gli scienziati hanno mappato la struttura elementare della lama, rivelando concentrazioni di ferro, nichel, manganese e cobalto. Dopo aver escluso che le macchie annerite presenti sul pugnale fossero ruggine, hanno tracciato la presenza di zolfo, cloro, calcio e zinco. Hanno scoperto che si tratta di solfuro di ferro. Altrettanto interessante, quanto la composizione degli elementi presenti, è stato osservare la loro distribuzione. La lama del meteorite aveva una trama tratteggiata nota come modello Widmanstätten. Si tratta di un effetto presente in alcuni meteoriti metallici causato dal modo in cui il nichel è distribuito in essi. La presenza di tale struttura nel pugnale di Tutankhamon indica che era costituito da un’ottaedrite, una struttura intrecciata propria dei meteoriti ferrosi, che richiede però un trattamento speciale.
LO SAPEVI CHE - Le ottaedriti devono il loro nome alla struttura cristallina i cui piani sono paralleli a quelli di un ottaedro. Avendo otto facce opposte e parallele tra loro, ci sono solo 4 piani nella loro struttura intrecciata. Questi piani sono costituiti da cristalli piatti di kamacite detti lamelle. Tale cristallizzazione delle leghe metalliiche è avvenuta grazie al lentissimo periodo di raffreddamento all’interno dell’asteroide progenitore. Una volta tagliato il meteorite, i cristalli appaiono sulla superficie come bande. Le bande hanno dimensioni che possono variare da circa 0,2 millimetri a 5 centimetri e formano quella che è più comunemente detta struttura di Widmanstätten. In realtà fu G. Thomson, un geologo inglese che viveva a Napoli, a pubblicare per primo questa scoperta nel 1804. Thomson scoprì queste figure mentre stava trattando con l’acido nitrico una meteorite di Krasnojarsk allo scopo di pulirla dalla ruggine. Improvvisamente si accorse che l’acido aveva fatto emergere dal metallo intricati disegni mai visti prima.
Assodato che l’alta qualità di tale oggetto indica una particolare abilità di lavorare il ferro meteoritico, tuttavia, il suo metodo di produzione rimane poco chiaro. Tra i numerosi processi per fabbricarlo viene esclusa la lavorazione a freddo. Il meteorite non è stato tagliato e lucidato. Anche la lavorazione a caldo, con fusione ad alta temperatura e successiva colata non è possibile. Resta solo l'ipotesi del riscaldamento a bassa temperatura e successiva forgiatura. La struttura ottaedrica rilevata nel ferro dell’antico pugnale egizio, infatti, sarebbe scomparsa se fosse stato riscaldato a una temperatura molto elevata. Una teoria confermata dalla presenza di depositi di troilite.
Ora, il più antico pugnale di ferro meteoritico, noto sino ad oggi, è stato trovato a Alacuhöyük, nell'odierna Turchia. Questo pugnale risale alla prima età del bronzo, circa 2300 a.C., e fu ritrovato in un contesto funerario. Tale scoperta suggerisce che la tecnologia per lavorare il ferro meteoritico per creare oggetti complessi abbia almeno 4300 anni e che già allora, se non prima, era conosciuta in Anatolia, dove in seguito è stata sviluppata la fusione del ferro. Il pugnale di Alacuhöyük, però, è fortemente corroso, rendendo difficile lo studio di come sia stato fabbricato. La lama del pugnale di Tutankhamon, al contrario, è ben conservata e ha offerto finalmente l’opportunità agli scienziati di certificare l’esistenza di tale tecnica di lavorazione, ma in un luogo, l'Egitto dove non era praticata, o per lo meno non se ne ha traccia, salvo nel caso del pugnale del giovane faraone.
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Le relazioni con l'Anatolia e i faraoni della XVIII Dinastia, con particolare attenzione ad Akhenaton e Tutankhamon sono dovute a una conoscenza da parte dei faraoni di quel periodo di una antica relazione con la remota regione turca. È stato dimostrato dalla ricerca genetica, difatti, che le mummie egizie nobiliari dai capelli rossi erano individui i cui antenati provenivano dall'Anatolia in una migrazione avvenuta millenni prima. Un dato che probabilmente i sacerdoti di Eliopoli conoscevano, di cui i faraoni della XVIII Dinastia vennero a conoscenza e che spiegherebbe molti enigmi associati ad Akhenaton e Tuthankhamon. Il direttore di FENIX, Adriano Forgione, ne ha parlato su FENIX n.107 (settembre 2017). Le analisi sul ferro meteorico del pugnale di Tuthankamon sono invece pubblicate su FENIX n.93 mentre l'analisi del DNA delle mummie egizie dai Capelli rossi è su FENIX n.117 e n.120.
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Sebbene l’analisi chimica non offra indizi precisi, lo studio comparato di una serie di tavolette di argilla di 3.400 anni fa, note come Lettere di Amarna, che documenta attività diplomatiche nell’Antico Egitto a metà del XIV secolo a.C., sembra essere la pista giusta da seguire per comprendere cosa accadde. Le tavolette sono incise in accadico e furono scoperte lungo il fiume Nilo. Menzionano un pugnale di ferro in una guaina d’oro, presumibilmente non un accessorio comune all’epoca, che fu donato al nonno di Tutankhamon, Amenhotep III (1417–1379 a.C.), da Tusratta, re di Mitanni, quando il faraone sposò sua figlia, la principessa Taduhepa. È possibile quindi che il pugnale provenga dal sud-est dell’Anatolia, e che re Tut lo abbia ereditato poiché è stato tramandato attraverso la sua famiglia. Resta un mistero quando e da chi fu fabbricato...
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