I grani sacri, raggruppati attorno al collo di uno degli scheletri più antichi rinvenuti in questo luogo, furono ricavati dalle vertebre di un salmone...


a cura della redazione 27 giugno

Il primo esempio in assoluto di rosari della Gran Bretagna medievale è stato scoperto sull'isola di Lindisfarne, conosciuta anche come Holy Island, al largo della costa del Northumberland. I grani sacri, raggruppati attorno al collo di uno degli scheletri più antichi rinvenuti in questo luogo, forse uno dei monaci sepolti all'interno del famoso monastero altomedievale, risalgono a un periodo tra l'VIII e il IX secolo d.C.. Un dato rilevante, per l'importante valenza simbolica del pesce in seno al primo cristianesimo (ΙΧΘΥΣ - Ichthys è l'acronimo usato dai primi cristiani per indicare il Cristo), è che il rosario sia stato ricavato dalle vertebre di un salmone, simbolo del sacrificio e del guerriero spirituale che, con coraggio, percorre indomito il suo cammino per giungere alla sorgente della consapevolezza. 

LO SAPEVI CHE - Un pesce che in natura sfida le correnti avverse, e in quanto tale è associato alla direzione: invita a ponderare le proprie scelte, a capire se si è intrapresa la giusta strada o no, sprona ad un atteggiamento proattivo e a perseverare nel momento in cui si compie una scelta importante.  Aiuta dnque a comprendere lo scopo della propria esistenza e a realizzarlo con fermezza.  Secondo un’antica leggenda celtica, cinque salmoni hanno dimorato nel Pozzo di Connla, sopravvivendo grazie al nutrimento ricavato dai nove noccioli della saggezza, caduti dagli alberi che circondavano la fontana. In questo modo, ogni Salmone ha acquisito tutto il sapere universale divenendo, per i Celti, simbolo di sapienza e di conoscenza. Ancora oggi, i gallesi e gli irlandesi considerano i salmoni come gli spiriti guardiani di tutti i corsi d’acqua, in grado di lottare contro ogni ostacolo.

Da notare che questo è anche l' unico artefatto trovato all'interno di una tomba qui Lindisfarne, quindi è un oggetto molto significativo. Nel 1997, nella vicina cappella medievale di Chevington, sono state trovate vertebre di pesce con modifiche simili. Ma provenivano dal merluzzo dell'Atlantico, e quella sepoltura risaliva al XIII o XIV secolo, mentre questo è molto precedente.

LO SAPEVI CHE - Lindisfarne è una piccola isola visibile dal castello di Bamburgh, appena al largo della costa del Northumberland. Un luogo che si può raggiungere solo con la bassa marea, dove le persone vengono a godersi lunghe passeggiate sulle desolate spiagge di sabbia bianca. Ma un tempo era il cuore pulsante del regno altomedievale di Northumbria, con un famoso monastero che si trovava proprio al centro di un'ampia rete di rotte marittime che attraversavano il Mare del Nord e si estendevano fino al cuore dell'Europa.

Lindisfarne non è un comune sito archeologico, bensì è uno dei più iconici della Gran Bretagna. È qui che i re di Northumbria, nel VII secolo, fondarono un importante centro religioso, dove i monaci crearono i Vangeli di Lindisfarne e dove abili artigiani forgiarono i tesori che adornavano gli altari dell'Europa altomedievale. È anche il luogo in cui i Vichinghi lanciarono una serie di devastanti incursioni nell'VIII, IX e X secolo. Di conseguenza, il monastero altomedievale che un tempo sorgeva qui fu lasciato in rovina: la sua posizione originaria, insieme a molte delle sue storie, andò perduta nel tempo. 

ASCOLTA IL PODCAST DELLA BRITISH LIBRARY (in inglese) - L'Evangeliario di Lindisfarne è un manoscritto miniato nello stile dell'arte insulare e scritto in maiuscole irlandesi. Il monastero di Lindisfarne, dove fu realizzato, era a capo, secondo l'usanza della Chiesa celtica e anglosassone, anche di una diocesi. Il libro venne qui conservato fino all'875, poi spostato in seguito alle incursioni vichinghe, ora è conservato alla British Library di Londra

Fu qui che i monaci crearono i Vangeli di Lindisfarne, il manoscritto più spettacolare sopravvissuto dall'Inghilterra anglosassone. Il dottor David Petts, co-direttore del progetto DigVenntures, istituito per portare alla luce la storia perduta di questo luogo remoto, e specialista in Cristianesimo Primitivo presso l'Università di Durham, sostiene che le vertebre dei pesci sono grani di preghiera per la devozione personale: "Crediamo che queste perline fossero usate come oggetto di fede personale, soprattutto perché la nostra parola moderna bead deriva dall'antico inglese gebed, che significa "preghiera". A parte monaci e re, chi viveva qui? L'area di scavo comprende resti di strutture altomedievali e parte di un cimitero. Finora, le prove recuperate risalgono all'VIII, IX e X secolo, quando Lindisfarne era all'apice della sua fama. Finora gli scavi si sono concentrati sul primo strato all'interno di un cimitero che si trova accanto alle rovine del priorato del XII secolo. 

Durante le indagini archeologiche sono stati trovate rune incise su lapidi e oggetti di uso quotidiano (come il pettine nella foto in basso a sinistra). Tra i reperti oltre a monete e manufatti in rame, anche un raro pezzo da gioco in vetro e strani simboli scolpiti nella pietra. Realizzato in vetro blu brillante, un particolare gioco da tavolo di oltre 1.000 anni fa è impreziosito da un anello di cinque bobine bianche. Proviene probabilmente da un set utilizzato per giocare a una versione unicamente britannica del romano Ludus Latrunculorum, gioco di guerra in voga in Gran Bretagna, Danimarca, Islanda, Irlanda, Norvegia e Svezia prima dell’arrivo degli scacchi nell’XI-XII secolo. Le rune, invece, sono i simboli della più antica scrittura germanica, connessi con la parola «ryna» che vuol dire «sussurrare». Nella cultura nordica esse contengono il segreto stesso dell’esistenza. Tra le più emblematiche quelle incise su «Agata Nera». Il colore di questa pietra evoca il sacrificio del dio Odino e la morte necessaria per acquisire la Sapienza. Cos'altro troveranno? Tale è l'enormità del sito che il team continuerà gli scavi per altri quattro anni alla ricerca di altri preziosi resti del monastero saccheggiato dai Vichinghi.


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a cura della redazione, 17 marzo

Una matrice in bronzo inedita e sconosciuta di San Giorgio che uccide il drago è stata scoperta nel castello reale di Villers-Cotterêts, nel nord della Francia. L'armatura del cavaliere (con l'uso di un elmo chiuso "da giostra") fa risalire il misterioso sigillo all'inizio del XV secolo. Non è elencato in nessun archivio però. Il castello fu costruito nel 1528. La sua più grande fama deriva dall'essere stato il luogo in cui il re Francesco I firmò l'Ordinanza di Villers-Cotterêts, l'editto che sostituì il latino con il francese in tutti gli atti ufficiali di legge e di governo, in agosto del 1539. È la più antica legge francese ancora in vigore nei tribunali francesi oggi. Gli archeologi stanno scavando nella tenuta reale dal 2020. Il sigillo è stato scoperto in una sacca di carbone in una stanza nell'ala nord del castello. Le matrici dei sigilli erano di grande importanza nel Medioevo, unico mezzo per confermare l'autenticità di una firma, e come tali venivano abitualmente distrutte o seppellite con il proprietario dopo la morte. Il fatto che uno venisse gettato nella brace è stato quasi certamente perso per caso, forse da qualcuno che si scaldava davanti a un caminetto, ed è stato inavvertitamente scartato con le ceneri dal personale. 

La matrice del sigillo è circolare con un supporto traforato sul retro da cui il sigillo potrebbe essere indossato su una catena attorno al collo o legato a una cintura. È cavo inciso sul dritto con un cavaliere a cavallo in armatura a piastre complete. Sotto le gambe del cavallo impennato c'è un drago. È delimitato da un bordo bordato e con la scritta "IP PRI/EUR / DEVILLERS / LESM / OINE". L'iscrizione indica che il sigillo apparteneva al priore del monastero di Saint-Georges, a Villers-les-Moines, dipendente dall'abbazia di-la-Chaise-Dieu (in Auvergne). Situato a circa 1 km a nord-est del castello di Villers-Cotterêts, questo priorato è scarsamente documentato. Fu trasformato in un convento benedettino (Saint-Rémy-Saint-Georges) nel XVII secolo. 

Di questo priorato si sa molto poco, il che rende la scoperta del sigillo del priore ancora più storicamente significativa. Qualche curiosità sui sigilli: sono l'impronta, solitamente su cera, di immagini e/o caratteri incisi in un oggetto di pietra o bronzo chiamato matrice (per estensione, il termine designa anche questa matrice). Apparendo in Mesopotamia nel VII millennio, il sigillo precede leggermente la scrittura. In Francia fu ripreso dall'alto medioevo dai sovrani Merovingi e divenne un diritto sovrano. A partire dal X secolo questo monopolio regio crollò nel tempo a vantaggio dei vescovati, dei principi, del ceto signorile e delle città. Nel XIII secolo, il sigillo era ovunque nella società medievale. Nel Medioevo era l'unico mezzo per autenticare un documento, cristallizzando sulla loro piccola superficie aspirazioni politiche e sociali, modalità di rappresentanza, usi diplomatici e giuridici ma anche pratiche antropologiche. Poche matrici di sigillo sono sopravvissute: alla morte del detentore del sigillo la matrice veniva rotta, fusa o, più raramente, seppellita con il suo proprietario.


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Le iscrizioni di un’antica spilla medievale scoperta in una chiesa in Inghilterra, ne suggeriscono un uso rituale, tra il sacro e il profano....


a cura della redazione, 18 febbraio

Le iscrizioni di un’antica spilla, scoperta in una parrocchia a Manningford nel Wiltshire, all'estremità settentrionale della pianura di Salisbury, suggeriscono un uso rituale dell’oggetto. Il prezioso ornamento risale a un periodo compreso tra il 1150 e il 1350 d.C. ed è inciso con una preghiera latina e le iniziali di una frase ebraica che si ritiene abbia proprietà amuletiche. Sebbene questo tipo di spilla con iscrizione sia stata trovata in precedenza, quella di Manningford è unica nella documentazione archeologica, perché è completa, non ha errori (comuni in un’epoca in cui gli artigiani non erano alfabetizzati), ed è incisa su quattro lati. Fu scoperta con il metal detector da William Nordhoff nel marzo dello scorso anno in un campo appena arato a Pewsey Vale. In Inghilterra e in Galles, i metal detectoristi riferiscono le loro scoperte al Portable Antiquities Scheme (PAS), un'organizzazione sponsorizzata dal governo che pubblica rapporti e immagini dei reperti sul proprio sito Web e talvolta su riviste accademiche. 

Una fibula votiva o un amuleto? A prima vista sembrerebbe un lussuoso ornamento muliebre decorativo, composto da un anello circolare con uno spillo fissato da un passante. La parte anteriore e posteriore della cornice sono smussate, creando quattro superfici tutte incise in lettere di stile lombardo. L’iscrizione su tre delle superfici recita + AVE. MARIA. GRACIA. PLENA: DOMINVS: + T: ECVM: BENEDICTATV: INMULIERIBV ET: BENEDI(CT)VS: FRVCTVS: VENTRIS: TVI. AMEN. ( “AVE MARIA PIENA DI GRAZIA IL SIGNORE/ È CON TE/ TUA BENEDETTA TRA LE DONNE/ E BENEDETTO È IL FRUTTO DEL TUO GREMBO. AMEN”) La “S” alla fine di “MULIERIBV” è mancante, non è un errore, ma una scelta deliberata perché l’attacco a perno era d’intralcio. Sulla quarta superficie, però, l’angolo interno inverso, recita: + A + G + L + A +. Una scritta che rende il gioiello un sigillo amuletico. AGLA, infatti, è un antico simbolo protettivo, derivato dalla tradizione cabalistica dell’acronimo che rimanda alla formula “Atah Gibor Le-olam Adonai” (“Tu sei Onnipotente in eterno, o Signore” - Adonai è uno dei quattro nomi di Dio). Secondo la Kabbalà tale sigla ha un potere apotropaico e, in particolare, è volto alla protezione dalle forze negative. Eliphas Levi in “Storia della Magia” spiega che saper leggere questa parola e saperla pronunciare, cioè comprenderne i misteri e tradurre in azione queste conoscenze assolute, significa possedere la chiave delle Meraviglie: “Pronunciare kabbalisticamente il nome AGLA significa dunque subire tutte le prove dell’iniziazione e compierne tutte le opere”. Il mistero della parola e dei suoni è profondo e nei rituali ermetici, il valore fonico, analogico e determinativo è tutto, anche senza nesso logico tra la significazione della parola profana e lo scopo ermetico che si vuole ottenere. Il verbum, infatti, è sostanza o lievito di materia. 

Perché questa commistione tra preghiera ed evocazione magica? Spesso non è possibile decidere in modo univoco se un ritrovamento avesse una motivazione religiosa, come un sacrificio o un’offerta votiva, o un’intenzione magica, come il tentativo di imporre una risposta, una reazione favorevole dal mondo spirituale. Comune a entrambi, religioso o magico, era la convinzione che fosse possibile connettersi con un altro mondo attraverso oggetti materiali e rituali ad essi associati. Ma magia e religione differiscono tra loro: nella religione l’uomo venera la divinità, nella magia usa la divinità per i propri scopi. Pertanto, i rituali magici hanno la forza di costringere gli spiriti o le forze ultraterrene ad agire come desiderato, se i rituali magici prescritti sono stati adempiuti correttamente. Ma questa distinzione tra religione e magia non è sempre netta, poiché all’interno dei rituali religiosi troviamo molte componenti magiche. Secondo Frank Klaassen, professore di Storia all'Università del Saskatchewan, riportato su Live Science, le iniziali ebraiche per "AGLA", sarebbero state comunemente usate nella magia rituale per amuleti protettivi e incantesimi come "uno dei tanti nomi divini o parole di potere comuni nelle tradizioni medievali".

A fare la differenza, però, potrebbe essere l'uso dell’oro, simbolo per eccellenza del divino, utilizzato nell'investiture, nell'accumulo di tesori votivi, nei corredi funebri e nell'invito a utilizzarlo come "inchiostro" per le formule rituali, persino nell'Antico Egitto. Non ci sono esempi, almeno nelle fonti scritte dell’Inghilterra anglosassone, che facciano riferimento all’oro usato nelle pratiche magiche. L'associazione alla sfera divina, per le sue qualità intrinseche, la troviamo sia nella religione precristiana che in quella cristiana. La lucentezza dell’oro, la sua natura indistruttibile, la sua malleabilità e la sua relativa scarsità ne fanno un materiale ideale per incarnare qualità sovrumane, ma anche espressioni della venerazione umana del divino. Tanto che è stato sempre percepito come un materiale appropriato con cui rivolgersi agli Dei. Templi, santuari e chiese sono riccamente decorati con statue e immagini dorate. Gli Dei dei miti germanici vivevano, secondo la Voluspa, in una sala ricoperta d’oro, e giocavano con giochi da tavolo d’oro. La stessa attrezzatura liturgica era d’oro. Esiste anche una lunga tradizione di ex voto, ad esempio sotto forma di tavolette realizzate in metalli preziosi, oro o argento, e dedicate a una divinità.


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Un antico cimitero dell'età della pietra custodisce gli amuleti e le offerte rituali di 110 corpi, guidati da un cavaliere accompagnato nell'Aldilà dal su cavallo senza testa...


a cura della redazione, 9 febbraio

Gli scheletri di un uomo e di un cavallo senza testa, presumibilmente risalenti a 1.400 anni fa, sono stati scoperti in un cimitero nel sud della Germania. Si pensa che l’uomo fosse un vassallo dei re merovingi, che governarono nell’Europa centrale dal 476 al 750 d.C.. Una datazione ancora approssimativa, in attesa di conferme scientifiche, dedotta daIl’aver trovato i corpi di una intera comunità, ben 110 tombe, sepolti nei loro costumi tradizionali secondo l’usanza altomedievale. 

Gli esperti non sono sicuri del motivo per cui il cavallo sia stato decapitato, ma pensano che questo trattamento fosse parte della cerimonia di sepoltura dell’uomo, con il corpo del destriero come bene funerario. Tra le sue altre cose c’erano una spada dritta a doppio taglio conosciuta come “spatha” e una lancia. La testa del cavallo non è stata ancora trovata.  

Data la posizione di Knittlingen in un fertile paesaggio di vecchi insediamenti, le indagini hanno anche rivelato singoli reperti preistorici, dell'età della pietra", spiega l’archeologo Folke Damminger, responsabile della LAD, nel comunicato stampa del Consiglio Regionale di Stoccarda. Oltre a fosse aspecifiche, la planimetria della costruzione neolitica è a palo e si nota un fossato irregolare e arrotondato del diametro di circa 26 metri. I pochi frammenti ceramici che sono stati recuperati in loco indicano un periodo neolitico, intorno al 5000-4500 a.C.. La cosa interessante è che la maggior parte delle tombe di epoca medioevale è stata trovata disposta in file regolari, mentre i membri dell’élite locale sono stati sepolti “fuori sequenza” all’interno di un fossato circolare del diametro di 10 metri. 

Il cimitero medievale, un po’ a ovest del centro di Knittlingen, fu scoperto per la prima volta nel 1920 durante i lavori di costruzione di una linea ferroviaria. L’uomo trovato sepolto accanto al suo cavallo era probabilmente al servizio della dinastia merovingia. “Probabilmente un membro dell’élite locale, molto probabilmente era il capo di una clan composto dalla sua famiglia e dai suoi servi”, spiega Damminger. Gli studiosi ipotizzano che l’elaborata sepoltura dell'uomo sia stata organizzata dal gruppo per riaffermare la sua - e la loro - posizione sociale. “Come se con tale cerimonia si assistesse a una messa in scena dello status del defunto, una sorta di atto propiziatorio per garantire ai successori il continuum di tale benessere”, dice l’archeologo escludendo l’ipotesi del sacrificio rituale. Perché tagliare la testa al cavallo allora? Qualcosa non torna.

Anticamente, la sepoltura con il proprio cavallo oltre ad esprimere la memoria collettiva di un popolo in ossequio al defunto, aveva la valenza di guida verso l’altro mondo. II simbolismo della decollazione, però, associato a tale animale solare implica il risveglio dell’immanifesto e l’abbandono delle pulsioni emozionali legate alla natura animale. Tale connotazione, che fa riferimento a un bagaglio di credenze, erroneamente relegate a meri culti pagani, tramandate nel tempo da miti e leggende, sono state assimilate in una complessa sovrapposizione culturale, che trova una significativa espressione sia nella cultura materiale che in alcune forme rituali. Svariati rinvenimenti archeologici enfatizzano il forte legame con il mondo degli animali in ambito funerario, con particolare riferimento alle sepolture equine acefale. Solo lo studio osteologico in corso potrà determinare se la dissezione, a livello della prima vertebra cervicale, sia un fatto casuale oppure corrisponda a una pratica rituale osservata e studiata in Italia (Collegno e Sacca di Goito, Povegliano Veronese), Germania (Donzdorf) e in Austria (Zeuzleben) in una casistica abbastanza ampia di inumazioni che comprendevano deposizioni, intere o parziali, dei cavalli sacrificati in fosse predisposte accanto a quelle dei loro proprietari. Per quel che se ne ha traccia, tale rito, che si differenzia profondamente da quello nomadico di origine euro-asiatica, caratterizzato invece dall’inumazione nella medesima tomba del cavallo e del cavaliere (in Italia è attestato nella necropoli di Campochiaro nel Molise), nacque nelle aree europee centrali tra III e V secolo e si diffuse successivamente nei territori estesi ad est del Reno fra le popolazioni germaniche che comprendevano Franchi orientali, Alemanni, Longobardi e Turingi. 

Nel luogo il team ha riferito di aver esaminato 110 tombe in totale, alcune delle quali erano semplici sepolture mentre altre utilizzavano bare di legno e camere funerarie più elaborate. In quelle maschili, gli uomini, sono stati sepolti accanto alle loro armi, tra cui punte di freccia, lance, scudi e spade, mentre altri sono stati sepolti con oggetti di lusso, come una donna cui è stata trovata accanto una spilla d’oro. Altri corredi funerari includevano amuleti, bracciali, fibbie per cinture, orecchini, collane di perle e fermagli per abiti, insieme a ciotole di bronzo, pettini, coltelli e vasi di ceramica. Questi ultimi, indipendentemente dal sesso e dall'età del defunto, contenevano ossa di animali e gusci d'uovo.

Secondo gli archeologi, queste sepolture sono notevolmente più sontuose delle loro controparti della fine del VII secolo. A chi appartenevano realmente? La loro peculiarità numerica, incastonate all’interno delle lune neolitiche, la simbologia degli amuleti, la connessione alla ritualità sacrificale del cavallo fanno supporre si trattasse di un gruppo particolare. Dopo aver trasportato i reperti al Rastatt per le analisi, i ricercatori stanno ora studiando i resti del cavallo senza testa e del suo cavaliere, con l’obiettivo di conoscere l’età dell’uomo, il suo stato di salute, la probabile causa della sua morte e forse qualcosa di più sulla sua vera identità.


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