Uno studio internazionale della Valle del Sado, in Portogallo, suggerisce che i popoli mesolitici europei potrebbero aver eseguito trattamenti come l’essiccazione attraverso la mummificazione già 8.000 anni fa...

Uno studio internazionale della Valle del Sado, in Portogallo, suggerisce che i popoli mesolitici europei potrebbero aver eseguito trattamenti come l’essiccazione attraverso la mummificazione già 8.000 anni fa…


a cura della redazione, 3 marzo

Fino ad ora, i casi più antichi di mummificazione intenzionale erano noti dai cacciatori-raccoglitori Chinchorro che vivevano nella regione costiera del deserto di Atacama nel nord del Cile circa 7.000 anni fa, tuttavia, la maggior parte delle mummie sopravvissute in tutto il mondo sono più recenti, databili tra pochi cento anni e fino a 4000 anni fa. Fotografie scoperte di recente dagli scavi degli anni ‘60 nella Valle del Sado hanno permesso agli archeologi di ricostruire le posizioni in cui furono sepolti i corpi, fornendo un’opportunità unica per saperne di più sui rituali funerari che si svolgevano 8.000 anni fa. 

Questa scoperta è stata fatta dai ricercatori in connessione con un’analisi di tombe del Mesolitico, Mesolitico, in Portogallo. I risultati dello studio, condotto in collaborazione tra l’Università di Uppsala, l’Università di Linnaeus e l’Università di Lisbona, sono stati pubblicati sull’European Journal of Archaeology. Lo studio a combinato archeologia e archeotanatologia, un metodo utilizzato per documentare e analizzare i resti umani, raffrontando la decomposizione umana con le osservazioni della distribuzione spaziale delle ossa, con la collaborazione del Forensic Anthropology Research Facility presso la Texas State University. Gli archeologi hanno così potuto ricostruire come il cadavere sia stato maneggiato dopo la morte e come sia stato sepolto, anche se sono trascorsi diversi millenni. L’analisi ha mostrato che alcuni corpi erano sepolti in posizioni estremamente flesse con le gambe piegate all’altezza delle ginocchia e posti davanti al petto. 

L’iperflessione degli arti, l’assenza di disarticolazione in parti significative dello scheletro e un rapido riempimento di sedimenti attorno alle ossa indicano, secondo gli studiosi, un processo di mummificazione. Durante la decomposizione, infatti, le ossa di solito si disarticolano in corrispondenza delle giunture deboli, come i piedi, ma nei casi studiati sono rimaste in posizione. I ricercatori propongono che questo schema di iperflessione e mancanza di disarticolazione potrebbe essere spiegato se il corpo non fosse stato deposto nella tomba come un cadavere fresco, ma in uno stato essiccato come un cadavere mummificato. “Questi sono reperti insoliti. Le mummie più famose al mondo sono significativamente più giovani e si stima che abbiano un’età compresa tra 4.000 e un paio di centinaia di anni. Ma possiamo dimostrare che i corpi venivano intenzionalmente trattati per essere essiccati e mummificati prima della sepoltura già nel Mesolitico. Tale forma di rituale di sepoltura non è mai stata dimostrata prima nell’età della pietra dei cacciatori europei”, afferma nel comunicato stampa Rita Peyroteo Stjerna, archeologa e ricercatrice dell’Università di Uppsala, che insieme a Liv Nilsson Stutz dell'Università di Linnaeus è la prima autrice dello studio. 

L’essiccazione non solo mantiene alcune di queste articolazioni altrimenti deboli, ma consente anche una forte flessione del corpo poiché l’intervallo di movimento aumenta quando il volume dei tessuti molli è minore. Poiché i corpi sono stati essiccati prima della sepoltura, c’è pochissimo o nessun sedimento presente tra le ossa e le articolazioni sono mantenute dal continuo riempimento del terreno circostante che sostiene le ossa e impedisce il collasso delle articolazioni. I ricercatori suggeriscono che i modelli osservati potrebbero essere il prodotto di un processo di mummificazione naturale guidato. La manipolazione del corpo durante la mummificazione sarebbe avvenuta per un lungo periodo di tempo, durante il quale il corpo si sarebbe gradualmente essiccato per mantenere la sua integrità corporea e contemporaneamente si sarebbe contratto legandosi con una corda o bende per comprimerlo nella posizione desiderata. 

Al termine del processo, il corpo sarebbe stato più facile da trasportare, essendo più contratto e significativamente più leggero del cadavere fresco, assicurando che fosse sepolto mantenendo il suo aspetto e l’integrità anatomica. Se la mummificazione in Europa è più antica di quanto suggerito in precedenza, emerge una serie di intuizioni relative alle pratiche funebri delle comunità mesolitiche, inclusa una preoccupazione centrale per il mantenimento dell’integrità del corpo e la sua trasformazione fisica da cadavere a mummia curata. Queste pratiche sottolineerebbero anche il significato dei luoghi di sepoltura e l’importanza di portare i morti in questi luoghi in modo da contenere e proteggere il corpo, seguendo principi culturalmente regolati, evidenziando il significato sia del corpo che del luogo di sepoltura in Portogallo mesolitico 8.000 anni fa.


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Scoperte le sepolture più occidentali dell'ancestrale cultura nomade. Al loro interno le ossa di uomini più alti della media, ricoperte da una tintura rossa, sepolte 5.000 anni fa...

Scoperte le sepolture più occidentali dell'ancestrale cultura nomade. Al loro interno le ossa di uomini più alti della media, ricoperte da una tintura rossa, sepolte 5.000 anni fa...


a cura della redazione, 1 marzo 

Camere tombali in legno sono state trovate in due tumuli nel nord della Serbia da un team di ricercatori dell’Accademia delle Scienze polacca. Siamo nella regione di Šajkaška, nel distretto autonomo della Vojvodina, sul basso Tisa, al confine occidentale della steppa eurasiatica. I tumuli sono inscritti in un grande cerchio che misura 40 metri di diametro, e hanno un’altezza di 3-4 metri. Entrambi sembra siano stati costruiti in due fasi. Inizialmente, quando furono seppelliti i primi defunti circa 5.000 anni fa (3000-2900 a.C.), erano molto più piccoli. Dopo circa 100-200 anni i loro diametri e le loro altezze furono notevolmente aumentati, con l’aggiunta di un’ulteriore sepoltura. 

La campagna di scavi, in collaborazione con il Museo della Vojvodina a Novi Sad, è iniziata tra il 2016 e il 2018. Solo ora, però, sono stati ottenuti i primi risultati scientifici dalle analisi. Gli archeologi credono che le persone sepolte qui fossero leader della comunità. Alcune delle tombe, infatti, erano riccamente attrezzate con armi, ornamenti e piatti decorati. La catterstica che ha attirato l'attenzione degli studiosi è stata la colorazione rossa di alcune ossa, come spiega su Science in Poland Piotr Włodarczak, dell’Istituto di Archeologia ed Etnologia dell’ente polacco. Secondo l’esperto, in quel periodo era un colore sacro utilizzato durante i riti funebri. I resti appartenevano a un uomo alto oltre un metro e ottanta. Sia l’uso dell’ocra che l’altezza superiore alla media dei defunti indicano che non si tratta di autoctoni. Chi erano?

Gli uomini che vivevano in questa parte dell’Europa, a cavallo tra il IV e il III millennio a.C., erano generalmente alti circa un metro e sessanta. L’analisi genetica dei resti ossei suggerisce che i defunti provenivano dall’Est. Non è chiaro se fossero appena arrivati o fossero i discendenti diretti dei nuovi arrivati. Sono stati prelevati anche campioni per le analisi isotopiche, che hanno determinato una dieta alimentare a base di carne, tipica di una comunità dedita all’allevamento. Poiché il rituale che prevede l’uso dell’ocra e la sepoltura in grandi tumuli sono entrambi associati alle comunità che vivono nelle steppe dell’Europa orientale, Włodarczak e i suoi colleghi ritengono che tale combinazione sia assimilabile alle pratiche di sepoltura degli Yamnaya, un popolo nomade proveniente dalle steppe meridionali dell’odierna Russia e Ucraina, che secondo gli studiosi mutarono significativamente la situazione culturale dell’Europa, proprio in quel periodo. Allora i rituali funebri e il metodo di fabbricazione dei vasi di ceramica cambiarono e iniziarono ad emergere i centri e le élite proto-statali dell’età del bronzo, di cui gli enormi tumuli sono espressione.

Si tratta della quarta tribù ancestrale che ha contribuito al moderno pool genetico europeo.  Una ricerca, pubblicata nel 2015 su Nature Communications, mostra che gli europei siano una miscela di tre principali popolazioni (cacciatori indigeni, agricoltori mediorientali e una popolazione arrivata dall'est nell'età del bronzo), cui si è aggiunto il DNA di antichi resti recuperati nel Caucaso di una quarta popolazione che si sarebbe nutrita del mix. Il primo strato di ascendenza europea, i cacciatori-raccoglitori indigeni, entrarono in Europa prima dell'era glaciale, 40.000 anni fa, 33.000 anni dopo furono travolti da una migrazione di un popolo proveniente dal Medio Oriente, che introdusse l'agricoltura. Circa 2.000 anni dopo, nel 5000 a.C., i pastori chiamati Yamnaya entrarono in Europa dalla regione della steppa orientale. Tale popolo ha avuto un impatto importante sulla genetica dei popoli settentrionale e centrali. Alcune popolazioni, come i norvegesi, oggi devono circa il 50% dei loro antenati a questi pastori della steppa. Ma gli Yamnaya erano essi stessi una popolazione mista. Circa la metà dei loro antenati proveniva da un gruppo gemello dei cacciatori-raccoglitori che abitavano l'Europa prima dell'avvento dell'agricoltura, mentre l'altra metà sembra provenire da una popolazione imparentata, ma notevolmente diversa dai migranti mediorientali che l'hanno introdotta. La loro vera origine resta un mistero...


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Un antico cimitero dell'età della pietra custodisce gli amuleti e le offerte rituali di 110 corpi, guidati da un cavaliere accompagnato nell'Aldilà dal su cavallo senza testa...


a cura della redazione, 9 febbraio

Gli scheletri di un uomo e di un cavallo senza testa, presumibilmente risalenti a 1.400 anni fa, sono stati scoperti in un cimitero nel sud della Germania. Si pensa che l’uomo fosse un vassallo dei re merovingi, che governarono nell’Europa centrale dal 476 al 750 d.C.. Una datazione ancora approssimativa, in attesa di conferme scientifiche, dedotta daIl’aver trovato i corpi di una intera comunità, ben 110 tombe, sepolti nei loro costumi tradizionali secondo l’usanza altomedievale. 

Gli esperti non sono sicuri del motivo per cui il cavallo sia stato decapitato, ma pensano che questo trattamento fosse parte della cerimonia di sepoltura dell’uomo, con il corpo del destriero come bene funerario. Tra le sue altre cose c’erano una spada dritta a doppio taglio conosciuta come “spatha” e una lancia. La testa del cavallo non è stata ancora trovata.  

Data la posizione di Knittlingen in un fertile paesaggio di vecchi insediamenti, le indagini hanno anche rivelato singoli reperti preistorici, dell'età della pietra", spiega l’archeologo Folke Damminger, responsabile della LAD, nel comunicato stampa del Consiglio Regionale di Stoccarda. Oltre a fosse aspecifiche, la planimetria della costruzione neolitica è a palo e si nota un fossato irregolare e arrotondato del diametro di circa 26 metri. I pochi frammenti ceramici che sono stati recuperati in loco indicano un periodo neolitico, intorno al 5000-4500 a.C.. La cosa interessante è che la maggior parte delle tombe di epoca medioevale è stata trovata disposta in file regolari, mentre i membri dell’élite locale sono stati sepolti “fuori sequenza” all’interno di un fossato circolare del diametro di 10 metri. 

Il cimitero medievale, un po’ a ovest del centro di Knittlingen, fu scoperto per la prima volta nel 1920 durante i lavori di costruzione di una linea ferroviaria. L’uomo trovato sepolto accanto al suo cavallo era probabilmente al servizio della dinastia merovingia. “Probabilmente un membro dell’élite locale, molto probabilmente era il capo di una clan composto dalla sua famiglia e dai suoi servi”, spiega Damminger. Gli studiosi ipotizzano che l’elaborata sepoltura dell'uomo sia stata organizzata dal gruppo per riaffermare la sua - e la loro - posizione sociale. “Come se con tale cerimonia si assistesse a una messa in scena dello status del defunto, una sorta di atto propiziatorio per garantire ai successori il continuum di tale benessere”, dice l’archeologo escludendo l’ipotesi del sacrificio rituale. Perché tagliare la testa al cavallo allora? Qualcosa non torna.

Anticamente, la sepoltura con il proprio cavallo oltre ad esprimere la memoria collettiva di un popolo in ossequio al defunto, aveva la valenza di guida verso l’altro mondo. II simbolismo della decollazione, però, associato a tale animale solare implica il risveglio dell’immanifesto e l’abbandono delle pulsioni emozionali legate alla natura animale. Tale connotazione, che fa riferimento a un bagaglio di credenze, erroneamente relegate a meri culti pagani, tramandate nel tempo da miti e leggende, sono state assimilate in una complessa sovrapposizione culturale, che trova una significativa espressione sia nella cultura materiale che in alcune forme rituali. Svariati rinvenimenti archeologici enfatizzano il forte legame con il mondo degli animali in ambito funerario, con particolare riferimento alle sepolture equine acefale. Solo lo studio osteologico in corso potrà determinare se la dissezione, a livello della prima vertebra cervicale, sia un fatto casuale oppure corrisponda a una pratica rituale osservata e studiata in Italia (Collegno e Sacca di Goito, Povegliano Veronese), Germania (Donzdorf) e in Austria (Zeuzleben) in una casistica abbastanza ampia di inumazioni che comprendevano deposizioni, intere o parziali, dei cavalli sacrificati in fosse predisposte accanto a quelle dei loro proprietari. Per quel che se ne ha traccia, tale rito, che si differenzia profondamente da quello nomadico di origine euro-asiatica, caratterizzato invece dall’inumazione nella medesima tomba del cavallo e del cavaliere (in Italia è attestato nella necropoli di Campochiaro nel Molise), nacque nelle aree europee centrali tra III e V secolo e si diffuse successivamente nei territori estesi ad est del Reno fra le popolazioni germaniche che comprendevano Franchi orientali, Alemanni, Longobardi e Turingi. 

Nel luogo il team ha riferito di aver esaminato 110 tombe in totale, alcune delle quali erano semplici sepolture mentre altre utilizzavano bare di legno e camere funerarie più elaborate. In quelle maschili, gli uomini, sono stati sepolti accanto alle loro armi, tra cui punte di freccia, lance, scudi e spade, mentre altri sono stati sepolti con oggetti di lusso, come una donna cui è stata trovata accanto una spilla d’oro. Altri corredi funerari includevano amuleti, bracciali, fibbie per cinture, orecchini, collane di perle e fermagli per abiti, insieme a ciotole di bronzo, pettini, coltelli e vasi di ceramica. Questi ultimi, indipendentemente dal sesso e dall'età del defunto, contenevano ossa di animali e gusci d'uovo.

Secondo gli archeologi, queste sepolture sono notevolmente più sontuose delle loro controparti della fine del VII secolo. A chi appartenevano realmente? La loro peculiarità numerica, incastonate all’interno delle lune neolitiche, la simbologia degli amuleti, la connessione alla ritualità sacrificale del cavallo fanno supporre si trattasse di un gruppo particolare. Dopo aver trasportato i reperti al Rastatt per le analisi, i ricercatori stanno ora studiando i resti del cavallo senza testa e del suo cavaliere, con l’obiettivo di conoscere l’età dell’uomo, il suo stato di salute, la probabile causa della sua morte e forse qualcosa di più sulla sua vera identità.


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Viali funerari di 4.500 anni fa sono stati identificati nell'Arabia Saudita nordoccidentale. I viali corrono lungo migliaia di tombe di pietra a forma di ciondolo e coprono circa 600 chilometri...


a cura della redazione, 17 gennaio 

I ricercatori della Royal Commission for AlUla in collaborazione con l’Università dell’Australia occidentale hanno scoperto una rete di strade lunga 170 chilometri in Arabia Saudita, che risalirebbe ad almeno 4.500 anni fa. I viali, che si ipotizza possano essere stati utilizzati per processioni rituali, sono fiancheggiati da antiche tombe a forma di ciondolo, che sembrano avere delle “code”, e  da tumuli ad anello circondati da un muro alto fino a due metri. L’indagine archeologica ad ampio raggio è stata condotta nell’ultimo anno, utilizzando immagini satellitari, fotografie aeree, rilievi del suolo e scavi per individuare i reperti. 

Dai risultati pubblicati sulla rivista The Holocene a dicembre, risulta che i “viali funebri” si estendono su grandi distanze nelle contee arabe nord-occidentali di Khaybar e Al-‘Ula, una vasta area che comprende 22.561 chilometri quadrati e contiene numerosi resti archeologici risalenti a migliaia di anni fa. Una zona dove, secondo Live Science, con l’ausilio di Google è stato identificato un numero presunto di tombe pari a 1 milione. Il team ha potuto per ora verificarne l’esistenza di circa 18.000 lungo i viali funerari, ma solo 80 di queste al momento  sono state campionate o scavate per la ricerca. 

Utilizzando la datazione al radiocarbonio, i ricercatori hanno determinato che un gruppo concentrato di campioni risaliva tra il 2600 e il 2000 a.C., sebbene le tombe sembra siano state riutilizzate fino a circa 1.000 anni fa. Intorno ad al ‘Ayn e al Wadi brevi tratti di viali sono interamente asfaltati e disseminati di una caratteristica roccia rossa, là dove dal pavimento dell’oasi si sale sugli altipiani circostanti dei campi di lava. Entrambi i tratti sono associati a pendenti particolarmente grandi. La stragrande maggioranza dei "ciondoli" lungo i viali funerari sono orientati perpendicolarmente al percorso, indipendentemente dal suo orientamento. Raramente, e senza alcuna relazione distinguibile con le loro dimensioni o la morfologia, sono orientati obliquamente. La posizione della coda dei tumuli rispetto ai viali, inoltre, suggerisce una loro funzione di guida, come una cometa, verso il monumento funerario, con una distanza media l’uno dall’altro tra i 4 e i 10 metri.

Le caratteristiche più sorprendenti di questi viali funerari sono i loro collegamenti a e tra sorgenti d’acqua perenni e il notevole numero di monumenti funebri costruiti attorno a molte oasi, in particolare quelle ai margini dell’Harrat Khaybar. Intervistato dalla CNN, Mat Dalton, autore principale dell’articolo, ritiene che “la rete di viali avrebbe facilitato i viaggi a lunga distanza e seguendo queste reti, le persone avrebbero potuto percorrere una distanza di almeno 530 chilometri da nord a sud”. Ci sono accenni di tali strade nell’Arabia Saudita meridionale e nello Yemen. 

Gli archeologi non sanno molto dei rituali legati a questi luoghi. I resti umani all’interno delle tombe sono stati trovati in cattive condizioni e alcune tombe sono state derubate, lasciandole prive di manufatti. Il ricercatore Eid Al-Yahya intervistato da Arab News, ha sottolineato però che ne esistono più di 100 modelli diversi a  Khaybar, conosciuto anche come Harat Al-Nar, ognuno con una forma architettonica distintiva, dove furono sepolti singoli individui o piccoli gruppi, con i corpi deposti in una posizione fetale. Poiché simili  monumenti non potevano essere aggiunti o allungati una volta che la coda e la testa dei “ciondoli” erano state costruite, i ricercatori ritengono siano stati progettati con un disegno ben preciso, pensando a una dimensione e una forma finali. Inoltre, i pendenti dello stesso tipo mostrano spesso raggruppamenti distintivi. Comunemente, coppie di dimensioni simili si fronteggiano lungo un viale, come gemelli orientati in parallelo, creando una sorta di “portale” visivamente impressionante.

“Queste tombe - spiega - simboleggiano le costruzioni fatte da persone che vivevano in prosperità, non in un deserto arido, e puntano verso il cielo, testimoniando una civiltà che aveva un’antica tradizione celeste”. Più o meno nello stesso periodo in cui furono costruite le tombe e i viali di Khaybar, gli antichi Egizi avrebbero costruito le loro piramidi, sempre che quelle della Piana di Giza non siano più antiche. In Arabia Saudita sono state trovate grandi strutture in pietra che risalgono a migliaia di anni prima e che non sembra abbiano ricevuto linfluenza neppure delle civiltà fiorenti in Mesopotamia, a nord dell’Arabia, dove troviamo grandi città e templi a forma di piramide, conosciuti come ziggurat.  Le strutture a forma di cancello chiamate mustatil furono costruite, infatti, 7.000 anni fa e potrebbero essere state utilizzate per un culto preistorico.


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Nuovi affascinanti dettagli sono stati resi noti sulla collezione di oro , argento, gioielli, oggetti curiosi e tessuti sepolti nel sud-ovest della Scozia più di 1.000 anni fa.


The Scotsman, 17 dicembre

Nuovi affascinanti dettagli sono stati resi noti sulla collezione  di oro , argento, gioielli, oggetti curiosi e tessuti sepolti nel sud-ovest della Scozia  più di 1.000 anni fa. Verranno mostrati per la prima volta al pubblico sabato 25 dicembre dalla mostra del “Galloway Hoard” al National Museum of Scotland (NMS). Il tesoro , scoperto dai metal detector  nel 2014, contiene più di 100 oggetti. La sua peculiarità è il ripetersi del numero quattro, non solo negli strati di sepoltura, ma anche nel numero di bracciali e anelli che lo compongono, corredato da singolari incisioni che fanno riferimento ad altrettanti nomi, come se fosse stato deposto da quattro persone diverse intorno al 900 d.C.. Gli archeologi ritengono si tratti di quattro distinti proprietari, di variegata estrazione sociale, che potrebbero essersi uniti per seppellire questa spettacolare e profondamente mistica collezione culturalmente inestimabile dell'era vichinga. Il tutto corredato da una misteriosa iscrizione runica ancora da tradurre. Chi e perché avvolse nella lana questo tesoro? Secondo i ricercatori siamo di fronte a un tesoro ritualmente assemblato, che rappresenta quattro individui provenienti da diversi stati della Scozia. L’alto valore simbolico degli oggetti accuratamente nascosti ha messo in evidenza il profilo cultuale delle reliquie . Non sono stati assemblati di fretta. Di particolare rilievo un vaso di cristallo di rocca con un coperchio di lega di argento e oro, decorato con leopardi, tigri e simboli religiosi zoroastriani . Il che suggerisce che si tratti di un oggetto prezioso proveniente dall’Asia, ovvero dall’altra parte del mondo allora conosciuto. L’oggetto risalirebbe al 680-780 d.C. ed è probabile che sia stato importato lungo le vaste rotte commerciali dall’Asia attraverso la Russia. Misura solo circa cinque centimetri di altezza. I ricercatori ritengono che un tempo contenesse un profumo o un'altra pozione pregiata che potrebbe essere stata usata per ungere i re o nelle cerimonie religiose. Una scoperta davvero insolita: solo altri due vasi simili sono stati trovati tra i tesori vichinghi in Gran Bretagna e Irlanda, entrambi originari del continente. La superficie scolpita del cristallo di rocca del “Galloway Hoard”, sembra quella di un #capitello  di una #colonna  di cristallo in stile #corinzio . Un esemplare unico per la Gran Bretagna altomedievale , ma ci sono paralleli all'interno dell'Impero Romano, custoditi nella collezione Vaticana , dove ci sono diverse forme di colonne di cristallo  intagliato. Gli studiosi ritengono avesse 500 anni quando fu trasformato alla fine dell'VIII o all'inizio del IX secolo in una piccola ampolla  ricoperta d’oro. Il lavoro di restauro ha fornito anche un'altra interessante scoperta su questo vaso: un'iscrizione latina sulla sua base. Le lettere tradotte ne attribuirebbero la paternità al vescovo Hyguald , indicando una possibile provenienza di questo, come di altri oggetti del tesoro dalla Northumbria. Secondo Il dott. Martin Goldberg, responsabile della sezione di Archeologia Medievale presso NMS “Il tipo di liquido che ci aspetteremmo sarebbe qualcosa di molto esotico, forse un profumo dall’Oriente, come la seta che lo avvolge”. Studi futuri potrebbero essere in grado di trovare oligoelementi delle sostanze chimiche che hanno creato il liquido contenuto nel piccolo vaso.


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Scoperta in Italia la sepoltura altamente decorata di 10.000 anni fa di una bambina adornata con 60 perline in conchiglie perfettamente forate, quattro ciondoli ricavati da frammenti di bivalvi e un artiglio di gufo reale...


Scientific Report (Nature), 14 dicembre

Scoperta in Italia la sepoltura altamente decorata di 10.000 anni fa di una bambina adornata con 60 perline in conchiglie perfettamente forate, quattro ciondoli ricavati da frammenti di bivalvi e un artiglio di gufo reale. Gli archeologi l'hanno chiamata Neve, è la bambina più antica mai ritrovata in una sepoltura del primo Mesolitico in Europa. La scoperta, appena pubblicata sulla rivista "Nature", è stata fatta in Liguria, nella grotta Arma Veirana, nell'entroterra di Albenga, in provincia di Savona. Gli esami del DNA e dei denti hanno portato gli scienziati a indicare che la neonata avesse tra i 40 e i 50 giorni di vita quando morì. Questa scoperta testimonia come tutti i membri della comunità, anche i neonati, anticamente erano riconosciuti come persone a pieno titolo e godevano di un trattamento egualitario. La sepoltura di Neve è simile a quella di bambini di 11.500 anni precedentemente trovati a  Upward Sun River, in Alaska. Ciò suggerisce che questo atteggiamento sociale potrebbe avere origine da una cultura ancestrale condivisa con i popoli che migrarono in Europa e Nord America. La scoperta, e lo studio correlato, sono frutto del lavoro di un team coordinato da ricercatori italiani - Stefano Benazzi (Università di Bologna), Fabio Negrino (Università di Genova) e Marco Peresani (Univerisità di Ferrara) - e comprende anche studiosi della University of Colorado Denver (Usa), dell'Università di Montreal (Canada), della Washington University (Usa), dell'Università di Tubinga (Germania) e dell'Institute of Human Origins dell'Arizona State University (Usa). Gli scienziati sottolineano, nell'articolo, come sia molto raro ritrovare sepolture ben conservate come questa nel periodo in questione, immediatamente dopo la fine dell'ultima glaciazione. Arma Veirana è un luogo popolare nell'Italia nord-occidentale, non solo tra le famiglie locali, ma anche tra i saccheggiatori, i cui scavi hanno portato alla luce gli strumenti della tarda era glaciale che per primi hanno attirato l'attenzione degli archeologi nel 2015. Il team ha trascorso le prime due stagioni lavorando vicino all'imboccatura della grotta, dove hanno scoperto i cosiddetti strumenti "musteriani" associati ai Neanderthal e risalenti a più di 50.000 anni fa. Incuriositi dalla scoperta di strumenti più "recenti", che sembravano essere erosi dalle profondità della grotta, i ricercatori hanno iniziato a esplorare questi strati di sedimenti, dissotterrando una serie di perline di conchiglie perfettamente perforate, come da uno strumento di alta tecnologia, che presto hanno portato alla scoperta della calotta cranica di Neve da parte dell'antropologa Claudine Gravel-Miguel. 


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Quando un vecchio faggio è caduto durante le tempeste invernali in Irlanda nel 2015, sotto la gigantesca massa di radici estratte dal terreno sono stati trovati i resti di un ragazzo medievale. L'albero secolare è stato sradicato a Collooney, una cittadina nella contea di Sligo, sulla costa nord-occidentale dell'Irlanda. Le analisi preliminari delle ossa dell'osteoarcheologa Linda Lynch e altri presso Sligo-Leitrim Archaeological Services (SLAS), una società di consulenza privata, hanno rivelato i resti di un giovane che aveva tra i 17 e i 20 anni quando è morto. I ricercatori hanno anche datato le ossa misurando il carbonio-14 , un isotopo radioattivo naturale chiamato anche radiocarbonio...


British Archaeology,  dicembre 2021

Quando un vecchio faggio è caduto durante le tempeste invernali in Irlanda nel 2015, sotto la gigantesca massa di radici estratte dal terreno sono stati trovati i resti di un ragazzo medievale. L'albero secolare è stato sradicato a Collooney, una cittadina nella contea di Sligo, sulla costa nord-occidentale dell'Irlanda. Le analisi preliminari delle ossa dell'osteoarcheologa Linda Lynch e altri presso Sligo-Leitrim Archaeological Services (SLAS), una società di consulenza privata, hanno rivelato i resti di un giovane che aveva tra i 17 e i 20 anni quando è morto. I ricercatori hanno anche datato le ossa misurando il carbonio-14 , un isotopo radioattivo naturale chiamato anche radiocarbonio. Poiché questo isotopo, un elemento con un diverso numero di neutroni nel suo nucleo, decade a una velocità regolare, gli scienziati possono stabilire quanti anni ha un materiale organico, misurando la quantità di radiocarbonio presente. Hanno così scoperto che il ragazzo sarebbe morto tra il 1030 e il 1200 d.C., e a quanto pare la sua morte è stata violenta, poiché Lynch ha trovato diverse ferite alle costole e sulla mano, probabilmente inferte con un coltello. L'intero scheletro è stato sepolto con cura, ma quando l'albero è stato sradicato, ha strappato dal terreno la parte superiore del corpo, che era impigliata nelle radici. Al momento non  sono state trovate altre sepolture nella zona, ma documenti del XIX secolo affermano che ci sono una chiesa e un cimitero da qualche parte nelle vicinanze. Il team scientifico sta ancora indagando sui resti. Lo scheletro è stato inviato al National Museum of Ireland, Dublino.


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La nuova datazione al radiocarbonio di alcuni dei 10.000 monoliti di pietra nel sito archeologico di Sakaro Sodo, nel sud dell'Etiopia, indica che il più antico dei monumenti stele alti sei metri a forma di fallo è estratto, eretto e scolpito nel I secolo d.C., circa 1.000 anni prima di quanto si pensasse in precedenza. Nonostante la natura impressionante del sito archeologico, si sa poco sul perché o su come siano stati costruiti i monoliti...


Washington State University (WSU), 9 dicembre

La nuova datazione al radiocarbonio di alcuni dei 10.000 monoliti di pietra nel sito archeologico di Sakaro Sodo, nel sud dell'Etiopia, indica che il più antico dei monumenti stele alti sei metri a forma di fallo è estratto, eretto e scolpito nel I secolo d.C., circa 1.000 anni prima di quanto si pensasse in precedenza. Nonostante la natura impressionante del sito archeologico, si sa poco sul perché o su come siano stati costruiti i monoliti. Per l’archeologo Ashenafi Zena, autore principale dello studio ed ex ricercatore di dottorato della WSU ora presso la State Historical Society of North Dakota, e Andrew Duff, professore di antropologia alla WSU, le pietre nella zona di Gedeo variano per dimensioni, funzione e disposizione nel paesaggio, e alcune sono state scolpite con volti o altri disegni. I monumenti disposti in uno schema lineare possono aver commemorato il trasferimento di potere o un rito iniziatico, mentre si pensa che alcune delle pietre più recenti a Tuto Fela siano state utilizzate come segni di sepoltura. Le nuove date suggeriscono che i monumenti più antichi furono eretti all'incirca nello stesso periodo in cui furono introdotti nella regione l'addomesticamento degli animali e sistemi sociali ed economici più complessi. Oltre a spostare di un millennio la data della prima costruzione dei monoliti, i ricercatori hanno anche determinato dove gli antichi costruttori del sito probabilmente estraevano la pietra grezza per il progetto. Hanno anche identificato, per la prima volta, le prime fonti conosciute di manufatti di ossidiana che sono stati recuperati dai siti delle stele di Gedeo. Sorprendentemente, la maggior parte dell'ossidiana che i ricercatori hanno identificato a Sakaro Sodo proviene da circa trecento chilometri di distanza, nel nord del Kenya, dimostrando che le persone di quei luoghi ricavavano le loro materie prime attraverso lo scambio o il commercio.


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Gli archeologi hanno portato alla luce due tombe con resti umani con lingue d'oro nel sito archeologico di El-Bahnasa nel governatorato di Minya nell'Alto Egitto. La scoperta è stata fatta durante i lavori di scavo effettuati da una missione archeologica spagnola dell'Università di Barcellona e dell'IPOA. All'ingresso della prima tomba, i ricercatori hanno trovato due serie di resti umani i cui crani erano stati dotati di lingue d'oro. All'interno di questa tomba, aperta e saccheggiata nell'antichità, è stato ritrovato un grande sarcofago in pietra calcarea con coperchio a forma di donna. La seconda tomba, invece, era ancora sigillata...


Ahram Online, 5 dicembre

Gli archeologi hanno portato alla luce due tombe con resti umani con lingue d'oro nel sito archeologico di El-Bahnasa nel governatorato di Minya nell'Alto Egitto. La scoperta è stata fatta durante i lavori di scavo effettuati da una missione archeologica spagnola dell'Università di Barcellona e dell'IPOA. All'ingresso della prima tomba, i ricercatori hanno trovato due serie di resti umani i cui crani erano stati dotati di lingue d'oro. All'interno di questa tomba, aperta e saccheggiata nell'antichità, è stato ritrovato un grande sarcofago in pietra calcarea con coperchio a forma di donna. La seconda tomba, invece, era ancora sigillata. Conteneva un sarcofago in pietra calcarea con coperchio a forma di uomo, due nicchie con vasi canopi e più di 200 manufatti, tra cui amuleti, perline e statuine ushabti di maiolica turchese. Le tombe sono sembra appartengano alla XXVI dinastia, tra il 688 e il 525 a.C., che è anche chiamata periodo Saita, dal nome della capitale Sais nel delta occidentale del Nilo. La missione opera nell'area di El-Bahnasa dal 1992, guidata da Maite Mascort e Esther Pons Melado. In questi anni sono stati rinvenuti diversi reperti, tra cui una collezione di epoca saita, greco-romana e copta.


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Sono iniziati i lavori post-scavo su un antico luogo di sepoltura vichingo nelle isole Orcadi, in Scozia. L’Historic Environment Scotland (HES) ha affermato che le tombe potrebbero far parte di un cimitero precedentemente sconosciuto. I resti umani sono stati scoperti nel 2015 sulla costa nord-orientale di Papa Westray. Gli scavi hanno rivelato una serie di reperti, tra cui una spada con il suo fodero, una tomba con armi e una rara sepoltura a forma di barca. La reliquia di ferro era molto corrosa, ma i raggi-X sono stati in grado di rivelare particolari decorazioni a nido d’ape delle guardie...


BBC, 8 dicembre

Sono iniziati i lavori post-scavo su un antico luogo di sepoltura vichingo nelle isole Orcadi, in Scozia. L’Historic Environment Scotland (HES) ha affermato che le tombe potrebbero far parte di un cimitero precedentemente sconosciuto. I resti umani sono stati scoperti nel 2015 sulla costa nord-orientale di Papa Westray. Gli scavi hanno rivelato una serie di reperti, tra cui una spada con il suo fodero, una tomba con armi e una rara sepoltura a forma di barca. La reliquia di ferro era molto corrosa, ma i raggi-X sono stati in grado di rivelare particolari decorazioni a nido d’ape delle guardie. Gli archeologi ritengono che le tombe di Papa Westray potrebbero appartenere alla prima generazione di coloni norvegesi sulle Orcadi. L’AOC Archaeology analizzerà le tombe per ottenere nuove informazioni sulla vita e la morte della comunità vichinga sulle isole scozzesi durante il X secolo attraverso  un programma di analisi ossea e la datazione al radiocarbonio. L’HES lavorerà con l'Ancient Genome Project per scoprire ulteriori informazioni genetiche. Un lavoro scientifico che potrebbe gettare nuova luce sugli antenati ancestrali di queste popolazioni.


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