Con l’aiuto di tomografie ad alta risoluzione, gli scienziati gettano nuova luce sulla statuetta sacra di 30.000 anni fa, che potrebbe essere stata scolpita nel calcare oolitico della regione del Lago di Garda. Alcuni indizi la collegano però all'Est Europa…

Con l’aiuto di tomografie ad alta risoluzione, gli scienziati gettano nuova luce sulla statuetta sacra di 30.000 anni fa, che potrebbe essere stata scolpita nel calcare oolitico della regione del Lago di Garda. Alcuni indizi la collegano però all'Est Europa…


a cura della redazione, 28 febbraio

Quella della Bassa Austria non è una statuetta speciale solo per il design, ma anche per il materiale di cui è composta. Alta quasi 11 centimetri, è uno dei più importanti esempi di arte antica in Europa. Mentre altre Veneri sono solitamente realizzate in avorio o osso, a volte anche con pietre diverse, per la Venere di Willendorf è stata utilizzata l’oolite, una roccia che non si trova nei dintorni, ma che soprattutto è unica per tali oggetti di culto. La figura, trovata nel Wachau nel 1908, è oggi esposta al Museo di Storia Naturale di Vienna. Più di 100 anni dopo l’antropologo Gerhard Weber dell’Università di Vienna ha utilizzato un nuovo metodo per esaminare il suo interno: la tomografia microcomputerizzata. Lo studio è stato pubblicato su “Scientific Reports”. 

LO SAPEVI CHE - Tra le rappresentazioni femminili del Gravettiano vi sono tipologie sovraregionali come le statuine naturalistiche, ad esempio Lespugue, Willendorf e Kostenki, e rappresentazioni astratte che spesso combinano caratteristiche maschili e femminili, distribuite dalla Francia alla Russia.

Insieme a due geologi, Alexander Lukeneder e Mathias Harzhauser del Museo di Storia Naturale di Vienna, e al preistorico Walpurga Antl-Weiser, Weber ha procurato campioni comparativi dall’Austria e dall’Europa e li ha valutati. Un progetto complesso: sono stati prelevati, segati ed esaminati al microscopio campioni di roccia dalla Francia all’Ucraina orientale, dalla Germania alla Sicilia. L’elemento che ha aiutato i ricercatori a restringere la possibile fonte del calcare è uno dei frammenti di conchiglia nella figurina, datato al periodo giurassico. Confrontando le sue proprietà microscopiche con campioni raccolti in Austria e in altri luoghi in Europa, gli scienziati hanno scoperto che il materiale della Venere era statisticamente indistinguibile dai campioni prelevati dalla regione del Lago di Garda. Nel comunicato stampa diramato dall’Università di Vienna, Weber suggerisce che la statuetta abbia attraversato le Alpi per un lungo periodo mentre le persone viaggiavano lungo i fiumi in cerca di prede e di un clima adatto.

Attraverso diversi passaggi, gli scienziati hanno ottenuto immagini con una risoluzione fino a 11,5 micrometri, una qualità che altrimenti si vede solo al microscopio. La componente principale della Venere sarebbe oolite porosa, una roccia sedimentaria formata da grani sferici composti da strati concentrici. I nuclei dei milioni di ooidi (letteralmete "uova") che la compongono si erano dissolti. Questo implica che lo scultore abbia scelto un simile materiale 30.000 anni fa: era molto più facile lavorarlo. Gli scienziati hanno anche identificato un minuscolo residuo di conchiglia, lungo solo 2,5 millimetri, e lo hanno datato al periodo giurassico. Ciò ha escluso tutti gli altri potenziali depositi della roccia dell’era geologica del Miocene molto più tarda, come quelli nel vicino bacino di Vienna. Lo studio ha così rivelato sedimenti di diverse densità e dimensioni, resti di conchiglie e grossi grani ferrosi chiamati limoniti. Weber, ritiene che le cavità sulla superficie della statuetta siano apparse proprio quando si sono staccate durante l’intaglio, originando l’ombelico di Venere. 

Nessuno dei campioni entro un raggio di 200 chilometri da Willendorf corrispondeva nemmeno lontanamente. L’analisi ha mostrato che erano statisticamente indistinguibili dai campioni provenienti da Sega di Ala, una località nei pressi dell’importante sito paleolitico della Grotta di Fumane, vicino al Lago di Garda, nel nord Italia. Questo significa che Venere, o almeno il suo materiale, viaggiò dal sud delle Alpi verso il Danubio, a nord. Un viaggio che avrebbe potuto richiedere generazioni, sia attraverso la pianura pannonica sia attraverso le Alpi. Non è chiaro se ciò fosse possibile più di 30.000 anni fa: il sentiero lungo 730 chilometri lungo l’Adige, l’Inn e il Danubio è a 1.000 metri dal livello del mare, ad eccezione dei 35 chilometri del Lago di Resia. Il che suggerirebbe una diffusione di gruppi umani che aggiravano, o addirittura attraversavano, le Alpi nei tempi precedenti l’ultimo massimo glaciale. 

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Tuttavia, c'è un altro luogo interessante per l’origine della roccia. Si trova nell’Ucraina orientale, a più di 1.600 chilometri in linea d’aria da Willendorf. I campioni lì non si adattano chiaramente come quelli italiani, ma meglio di tutti gli altri. D’altronde le figurine di Venere trovate nella vicina Russia meridionale, anche se sono un po’ più “giovani”, sembrano molto simili alla Venere trovata in Austria. Il che indicherebbe un lungo periodo e diffusione a distanza di reperti culturali nel corso delle generazioni dall’Oriente all’Occidente. In ogni caso, i risultati suggeriscono una notevole mobilità dei gravettiani circa 30.000 anni fa.


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