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In una sola settimana il nome di Giuda mi si è presentato tre volte in ambiti extra lavoro. Chi conosce la lingua del sacro sa che quando qualcosa si presenta tre volte in breve tempo deve essere seguita. Il numero “tre” ha un valore fondante anche nella storia di Giuda ed è lo spartiacque tra la sua “nomea” di traditore e quella di servo di Dio. Dunque ho interpretato questa ripetitività come una richiesta a scrivere ciò che penso di lui. È da tempo che sono convinto che Giuda non abbia tradito, e questo non dalla scoperta, di qualche anno fa, del Vangelo gnostico a lui attribuito, ma da tempo addietro. Credo che nei Vangeli quell’episodio sia stato manipolato o riadattato per servire a mo’ di metafora. In fin dei conti la storia di Gesù è un po’ come un un’indagine da compiere con indizi frammentari. In tutti i Vangeli Gesù annuncia che uno dei dodici lo tradirà e in tre di questi è indicato Giuda, ma solo a posteriori. In Matteo, però come in altri due dei quattro Vangeli, Gesù indica che il traditore sarà “colui che intingerà il pane nel suo piatto”. In Matteo Giuda chiede «Rabbì, sono forse io?» ma Gesù risponde «Tu l’hai detto». Solo in Giovanni è lo stesso Gesù a intingere il pane nel piatto passandolo poi a Giuda che, dunque, non intinge mai il pane nel piatto del Messia. Se a questo associamo che Gesù in Giovanni dice «Quello che devi fare fallo al più presto» e in Matteo, al momento dell’arresto gli sussurra «Amico, per questo sei qui», emerge con forza che la visione gnostica di Giuda è più attinente ai fatti descritti, vale a dire, quella di colui che è incaricato dallo stesso Gesù di aiutarlo a compiere il destino che aveva scelto, al fine di manifestare il Corpo di Gloria. Il fatto che in Giovanni, Gesù intinga il pane nel suo piatto e lo dia a Giuda è indizio di una “comunione di intenti”, un patto per adempiere il destino superiore del Messia fino al Corpo di Luce. Che cos’è il Corpo di Luce se non un miracolo? È nel Vangelo di Tommaso che si legge «...se lo Spirito esiste per la carne è il miracolo dei miracoli». Sarà forse un gioco del grande Logos che ama seminare verità frammentate nelle lingue più disparate, ma in russo la parola per miracolo è “чудо” e si pronuncia “ciudo” molto affine al nome Giuda. Ma se non è Giuda il traditore designato nei Vangeli, chi può dunque esserlo? Chi intinge il pane nel piatto del Salvatore se non è nessuno a farlo concretamente nella narrazione? Abbiamo detto che una tripla affermazione equivale a un giuramento. Ecco il motivo per il triplo Amen finale delle preghiere. C’è un altro tradimento presente in tutti i Vangeli ed è quello che segue: «Gesu gli disse (a Pietro, n.d.a.): In verità ti dico che questa stessa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte”». Cosa che accadrà puntualmente. Pietro rinnega il Messia, dunque di fatto lo tradisce non una, ma tre volte nell’arco di una sola notte. In tal caso, come detto all’inizio, il tradimento è sancito in eterno e non sono previsti ravvedimento o redenzione. Il simbolo del gallo che canta è metafora del sole messianico che sorge, come l’ostia o il pane della comunione (il gallo è animale cristologico), e dunque il suo verso è un “amen” a quella che è una scelta definitiva da parte di Pietro, sebbene questi non ne sia consapevole. E qui si comprende anche il perchè Gesù abbia indicato il traditore come colui che avrebbe intinto il pane nel suo piatto (o calice). Reputo che quella frase fosse una “profezia” per i secoli a venire. Se Pietro ha tradito per sempre è ovvio che una Chiesa che su di lui si fonda non può che essere figlia di quel tradimento. Non è forse l’attuale istituzione cattolica (e sottolineo la parola istituzione) espressione di una comunione tradita e, oggi più che mai, simile a quegli stessi mercanti di anime che Gesù scacciò dal tempio? Non è forse la comunione eucaristica, rito fondante del Cristianesimo, proprio il pane intinto nel piatto del Messia? Da cristiano gnostico quale mi sento essere credo abbia ragione Tobias Churton, che nel suo saggio su Giuda, Kiss of Death, scrive: «Se i cospiratori siamo noi (gli gnostici n.d.r.) come mai ogni volta che salta fuori un’idea gnostica viene subito calpestata? Se i cattivi siamo noi, come mai continuano a spaccarci la testa? Chi dirige questo complotto?»