Un’enorme formazione artificiale simmetrica, indica la presenza di una misteriosa civiltà dotata di sofisticate capacità ingegneristiche di adattamento al clima, almeno 3.600 anni fa, nella penisola arabica orientale…


a cura della redazione, 4 febbraio

Gli studiosi alla ricerca di fonti d’acqua sotterranee, per un progetto finanziato dall’Agenzia degli Stati Uniti per gli aiuti e lo sviluppo internazionale, hanno scoperto per caso i contorni di un insediamento artificiale, con una forma, una consistenza e una composizione del suolo in netto contrasto con le caratteristiche geologiche circostanti. La datazione dei campioni di carbone recuperati suggerisce che abbia almeno 3.650 anni. L’area paesaggistica, perfettamente simmetrica e direzionata, misura due chilometri per tre ed evidenzia tracce di contorni di "un’installazione umana".

Parliamo di una delle più grandi potenziali “città” scoperte nell’area e per di più sotterranea! È stata identificata utilizzando immagini satellitari avanzate in una zona desertica del Qatar, dove in precedenza si pensava che ci fossero poche prove di civiltà stanziali antiche. Il nuovo studio, pubblicato a fine gennaio 2022, sull’ISPRS Journal of Photogrammetry and Remote Sensing (PDF), contrasta con la narrativa secondo cui questa penisola era popolata solo da nomadi, e le prove mappate dallo spazio indicano che la civiltà che la edificò aveva una comprensione sofisticata di come utilizzare le acque sotterranee. La ricerca sottolinea, anche, un’abilità ingegneristica fuori contesto temporale, probabilmente dovuta alla necessità "critica", di chi viveva in quella “metropoli sotterranea”, di studiare l’acqua e salvaguardarla dalle fluttuazioni climatiche nelle zone aride.   

Utilizzando i normali strumenti di imaging satellitare, e attraverso l’osservazione della superficie terrestre, l’insediamento non era visibile dallo spazio. “Makhfia”, il nome attribuito dai ricercatori della University of Southern California Viterbi School of Engineering e del Jet Propulsion Laboratory della NASA - che si riferisce a un luogo invisibile nella lingua araba locale - è stato scoperto utilizzando apparecchiature molto sofisticate, che abbiamo solo oggi. Le immagini che ne hanno permesso il rilevamento sono state scattate grazie a un particolare radar ad apertura sintetica in banda L . 

Sebbene non sia possibile vedere a occhio nudo i resti dei monumenti o le mura dell'insediamento, le prove sono state rintracciate nel suolo circostante. Il sito ha una struttura e una composizione della superficie diverse rispetto al resto del terreno, una disparità tipicamente associata ad attività di semina. Secondo gli esperti, un insediamento di queste dimensioni in questa particolare area, che è lontana dalla costa dove si trovavano la maggior parte delle civiltà antiche, è insolito. Qui, oggi abbiamo una media di circa 110 gradi Fahrenheit nei mesi estivi. È come trovare prove di un ranch verdeggiante nel mezzo della Death Valley, in California, che risale a migliaia di anni fa. 

L’autore principale della ricerca, Essam Heggy, dell’USC Arid Climate and Water Research Center, descrive il sito come simile a una “fortezza circondata da un terreno molto accidentato”, rendendo l’area quasi inaccessibile. Questa scoperta ha importanti implicazioni storiche e scientifiche. Potrebbe essere la prima prova della presenza di una comunità sedentaria sconosciuta nell’area e forse la prova di conoscenze d’ingegneria avanzata anacronistiche per quel periodo di tempo. 

Alla sensazionale scoperta si aggiunge il mistero di chi fosse questa cultura e perché sia scomparsa. Soprattutto, gli studiosi ritengono che tale "mega insediamento" sia stato utilizzato per un lungo periodo, in funzione della dipendenza dalle acque sotterranee per sopravvivere. Un fatto che testimonia un’abilità tecnologica incredibile, date le complesse falde acquifere e il terreno aspro del Qatar. 

Ci sono prove evidenti che gli abitanti di questo insediamento praticassero l’assorbimento profondo delle acque sotterranee, accedendo alla preziosa risorsa per il loro sostentamento attraverso fratture nel terreno, al fine di utilizzare l'acqua per l’irrigazione delle colture e per le esigenze di vita quotidiana. Gli studiosi ritengono che una popolazione con conoscenze sufficienti per sfruttare tali risorse idriche sotto terra, imprevedibili e inaccessibili, scavando attraverso il calcare duro e la dolomite, sarebbe stata sicuramente in anticipo sui tempi nel mitigare la siccità all’interno di ambienti difficili. Ma soprattutto, con quali strumenti lo avrebbe fatto?

Perché la gente dovrebbe preoccuparsi delle rovine di questo antico insediamento? Perché secondo i ricercatori la capacità di questa cultura di mitigare le fluttuazioni climatiche potrebbe essere la nostra storia. Molti pensano che il cambiamento climatico sia qualcosa che ci attende nel futuro - prossimo - o che sia semplicemente avvenuto molto tempo fa, nel passato “geologico” della Terra. Questo sito, però, mostra che i nostri recenti antenati hanno fatto della sua mitigazione una chiave per la loro sopravvivenza. Come e perché resta un mistero da risolvere...


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Un misterioso ominide di 1,5 milioni di anni fa cambia la storia dell’evoluzione umana.…


a cura della redazione, 3 febbraio

Israele e il Levante sono il ponte terrestre naturale tra l’Africa e l’Eurasia. Qui non erano mai state trovate ossa fossili di ominidi della profonda preistoria. Né, fino a poco tempo fa, erano state trovate prove di utensili arcaici. Ora però, nella rift valley del Giordano, a Ubeidiya, è stata scoperta una vertebra di ominide, decisamente sproporzionata, di almeno 1,5 milioni di anni, associata ad asce di tipo acheuleano relativamente avanzate. Nello stesso luogo sono stati trovati anche strumenti di pietra primitivi, che risalirebbero a 3,3 milioni di anni fa. Questo significa che gli archeologi hanno scoperto una nuova specie, un anello mancante nell'evoluzione umana, e che le migrazioni in Africa avvennero in più ondate, in un lasso di tempo che le separa tra loro dai 200.000 ai 300.000 anni.

Nonostante gli scienziati abbiano stabilito che si tratti dell'osso di un nostro possibile antenato, il reperto risulta estremamente più grande rispetto a quello di un habilis erbaceo (simile a una scimmia) e sicuramente più grande anche degli erectus africani, come quello recuperato in Kenya, anni fa. Quello trovato vicino al Mar di Galilea sarebbe appartenuto a un bambino, ma è talmente “grosso” che gli studiosi ne ipotizzano una possibile statura media in età adulta intorno ai 2 metri. Lo studio su questo fossile di ominide, il più antico in Israele, è stato pubblicato il 2 febbraio scorso su “Scientific Reports” da un team internazionale guidato da Alon Barash, della Facoltà di Medicina Azrieli dell’Università di Bar-Ilan.

Il frammento di scheletro è stato dissotterrato nel 1966, ma solo ora lo si è riconosciuto per quello che è in realtà, cambiando i paradigmi della storia dell’evoluzione umana. L’osso trovato a Ubeidiya, a nord di Israele, dimostrerebbe, per la prima volta, una migrazione a ondate di ominidi arcaici dall’Africa durante il Gelasiano, il periodo più arcaico del Pleistocene. A detta dei paleoantropologi, appartiene a un corpo morfologicamente di tipo bipede e proviene dalla parte bassa della schiena, nota anche come regione lombare. Dopo aver fatto una comparazione delle tre vertebre presacrali inferiori (negli esseri umani moderni, nei Neanderthal, negli Australopitechi, e negli scimpanzé) e dopo aver escluso si trattasse di un animale, gli scienziati hanno stabilito la giovane età dell’ominide in base all’ossificazione. Il soggetto da cui proviene la vertebra non aveva finito di crescere. 

Come lo hanno stabilito? La vertebra preistorica non era completamente ossificata e proveniva da un ominide dall’altezza presunta di un metro e mezzo. Il suo peso complessivo sarebbe stato tra i 45 e i 50 chili. Prendendo a parametro l'ossificazione vertebrale dell'uomo moderno, gli studiosi in un primo momento hanno ipotizzato che il bambino del Pleistocene avesse dai 3 e ai 6 anni quando è morto, perché è a quell'età che termina in genere tale processo delle vertebre umane. Il che si tradurrebbe in dimensioni gigantesche inspiegabili. Secondo gli scienziati, potrebbe trattarsi di un modello di ossificazione ritardata, e in tal caso il bambino, pur restando un soggetto molto “robusto”, avrebbe avuto un’età compresa tra 6 e 12 anni alla morte. Un tentativo di adattare i reperti al paradigma convenzionale per non stravolgere tutto? 

La storia dell’osso, inizia nel 1959, quando un membro del Kibbutz Afikim di nome Izzy Merimsky stava demolendo un terreno in preparazione per l’agricoltura. Improvvisamente l'uomo si accorse che la sua macchina stava portando alla luce ossa, inclusi un teschio e alcuni denti. Non sapevano cosa fossero, perché erano irrimediabilmente fuori dal contesto archeologico. Comunque, Merimsky chiamò le autorità. Gli scavi iniziarono nel 1960 e divenne chiaro che il sito era “profondamente” preistorico. Nel 1966, l’archeologo Moshe Stekelis portò alla luce la vertebra che avrebbe cambiato la storia dell’evoluzione umana. Ma non subito. Per qualche motivo l’osso fu messo in una scatola con la scritta “Homo?” – con il punto interrogativo – e dimenticata lì. Dopo vent’anni, la paleoantropologa dell’Università di Tulsa Miriam Belmaker, che stava lavorando sulla ricostruzione del paleoclima dell’Ubeidiya preistorica, rianalizzò tutti i fossili trovati nel sito, per capire se ci fosse un animale tropicale e se l’area era ghiacciata o no all’epoca. Fu allora che riscoprì quel pezzo di spina dorsale. Bastò uno sguardo perché capisse che non era una scimmia. Da allora iniziò un’incessante studio comparativo su tonnellate di vertebre di antichi ominidi, umani moderni, iene, rinoceronti, leoni, scimmie e altri animali sospetti. “Non era un Australopiteco, non un elefante, non un gorilla e neppure un tritone. Ha caratteristiche distinte. Era un ominide bipede e di corporatura molto robusta”, dice Barash su “Haaretz”. 

Datato 1,5 milioni di anni, l’osso è il secondo fossile arcaico di ominide trovato al di fuori dell’Africa. I più antichi risalgono a 1,8 milioni di anni fa e sono stati rinvenuti a Dmanisi, in Georgia, con uno scarto temporale di circa 300.000 anni, il che dimostra l’esistenza di diverse ondate migratorie mai ipotizzate prima. Una scoperta che rende il nostro "lignaggio" sempre più torbido. Oggi per gli scienziati è palese, infatti, che il bambino arcaico trovato nella Valle del Giordano e l’Homo georgicus di Dmanisi non fossero della stessa specie. Inoltre la cultura degli strumenti di pietra del Georgicus è stata catalogata come di tipo oldowan primitivo, e non acheuleano avanzato. Il che porta gli studiosi a ipotizzare che l’ominide di Ubeidiya provenga da un’ondata migratoria separata rispetto a quelle nel Caucaso. Da dove venisse il piccolo "gigante" resta un mistero.


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Gli scenziati scoprono enigmatiche linee al centro della Via Lattea, a 25.000 anni luce dalla Terra. Oltre a emettere raggi luminosi sembrano essere tarate su precise frequenze radio...


a cura della redazione, 26 gennaio 

Una nuova immagine scattata utilizzando il radiotelescopio MeerKAT in Sud Africa, rivela dettagli incredibili su misteriose “strutture che pulsano” nel cuore della nostra galassia: quasi 1.000 filamenti magnetici, che misurano fino a 150 anni luce di lunghezza, in disposizioni sorprendentemente ordinate e regolari, distribuiti in gruppi all’interno dei quali “i filamenti sono distanziati in modo uniforme, come le corde di un’arpa”. 

LO SAPEVI CHE - Nel 2019, un team internazionale di astronomi ha scoperto una delle strutture più grandi mai osservate nella Via Lattea. Una coppia di bolle che emettono radio raggiungono l'altezza di centinaia di anni luce, facendo impallidire tutte le altre strutture nella regione centrale della galassia.

Secondo l'astrofisico Farhad Yusef-Zadeh della Northwestern University, che li ha scoperti, “assomigliano quasi alla spaziatura regolare nei circuiti solari”. Yusef-Zadeh e i suoi colleghi avevano da tempo individuato una coppia di gigantesche bolle radio-emittenti. Le immagini, allora suggerivano la presenza di una forza magnetica e la presenza d alcuni filamenti. Nell’ultimo articolo, del 26 gennaio 2022, vengono esplorati in modo specifico i campi magnetici dei nuovi filamenti fotografati, 10 volte di più di quelli individuati 3 anni fa, e il ruolo dei raggi cosmici nell’illuminarli. I ricercatori ritengono che la stretta associazione dei filamenti con le bolle implichi che l’evento energetico che ha creato le radio-bolle sia anche responsabile dell’accelerazione degli elettroni necessari per produrre l’emissione radio dai filamenti magnetizzati.

Se la loro variazione nella radiazione sembra essere correlata all’attività del super-massiccio buco nero centrale della Via Lattea, le vibrazioni dei filamenti potrebbero essere innescate dall’attività magnetica delle bolle, che emette radiazioni sia nelle lunghezze d’onda radio che nei raggi X. La notizia più sorprendente è che i campi magnetici presenti risultano essere amplificati lungo i filamenti. L’ipotesi degli scienziati è che vi siano alcune fonti ricettive alla fine di questi filamenti, sollecitate dalla coppia magnetica. Le due radio-bolle ne accelererebbero le particelle proprio come le dita che “pizziacano” uno strumento a corde. Quali suoni emetteranno?


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Il più grande e potente telescopio spaziale del mondo ed è arrivato al punto di osservazione designato alla ricerca dell’alba dell’Universo...


Daily Mail, 24 gennaio

James-Webb “parcheggia” nello spazio profondo A UN MILIONE di miglia dalla Terra. Il più grande e potente telescopio spaziale del mondo ed è arrivato al punto di osservazione designato alla ricerca dell’alba dell’Universo. Lunedì scorso, dopo un viaggio epico, lanciato il giorno di Natale dalla Guyana francese su un razzo Ariane 5, il telescopio della NASA, finanziato dall’Agenzia spaziale europea (ESA), si è stabilito nella sua orbita attorno al Sole nella posizione prefissata, il punto 2 di Langrange, un area di equilibrio gravitazionale tra la il nostro pianeta e l’Astro lucente. 

Gli specchi dell’osservatorio da 10 miliardi di dollari devono ancora essere allineati meticolosamente, i rivelatori a infrarossi sufficientemente raffreddati e gli strumenti scientifici calibrati prima che le osservazioni possano iniziare a giugno. Le immagini che invierà consentiranno agli astronomi di scrutare indietro nel tempo, fino a quando le prime stelle e galassie si stavano formando 13,7 miliardi di anni fa. Gli astronomi utilizzeranno il telescopio per osservare le prime galassie dell'Universo, indagare sui luoghi di nascita di stelle e pianeti e scansionare le atmosfere di mondi alieni alla ricerca di possibili segni di vita. 

Sviluppato dalle agenzie spaziali americane, europee e canadesi e con l'aiuto di appaltatori privati come Lockheed Martin, Webb è stato descritto come il "telescopio più complesso mai costruito". Con le sue capacità a infrarossi, cercherà stelle e galassie antiche, studierà la formazione di stelle, esopianeti e cercherà la vita nella Via Lattea. Il telescopio spaziale ha il potenziale per trasformare letteralmente e figurativamente la nostra visione del cosmo e la nostra comprensione del nostro ruolo in esso. La missione dovrebbe durare per almeno cinque anni, ma l'obiettivo è mantenere il super telescopio attivo per almeno dieci.


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I residenti della città di Guryevsk, nella regione di Kemerovo, hanno catturato un insolito tramonto. Sullo sfondo del cielo della città, nella Russia siberiana meridionale, era chiaramente visibile un segno apocalittico fiammeggiante...


a cura della redazione, 19 gennaio

I residenti della città di Guryevsk, nella regione di Kemerovo, hanno catturato un insolito tramonto. Sullo sfondo del cielo della città, nella Russia siberiana meridionale, era chiaramente visibile una croce infuocata. Lo riporta Россия 24 il canale della VGTRK (azienda radiotelevisiva di stato della Russia) nel notiziario del 18 gennaio. 

I meteorologi hanno spiegato che, nonostante il misticismo dell’immagine, esisterebbe una spiegazione per il fenomeno. Sarebbe stato causato da un brusco cambiamento del tempo, iniziato martedì, quando da temperature da positive, sopra lo zero di + 4 gradi, hanno iniziato a scendere drasticamente. 

“Questo, presumibilmente, è un alone dovuto alla rifrazione della luce solare a causa della forma complessa dei cristalli di ghiaccio”, ha spiegato il Centro Idrometeorologico della città. In realtà l'insolito fenomeno sarebbe stato filmato con la fotocamera di un cellulare a Karaganda in Kazakistan anche il 27 dicembre scorso, a circa 1.000 chilometri di distanza. 

Che l'emittente siberiana abbia dato una notizia sbagliata è possibile, trattandosi di un filmato amatoriale, magari la fonte non era stata poi così precisa... ma se così fosse non avrebbe nulla a che vedere con la spiegazione dello sbalzo di temperature data dai meteorologi. Possibile che una croce fiammeggiante sia apparsa due volte a solo un mese di distanza? L'insolito fenomeno era, infatti, già stato riportato a fine 2021 dai sacerdoti di Karaganda nel loro gruppo VKontakte. L'eccezionalità del segno apparso nel cielo, dati i tempi, resta comunque un mistero...


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Una strana placca di metallo, a forma di "occhio alato" è stata impiantata nella testa dolicocefalica di un antico guerriero peruviano quando era ancora in vita…


Dauly Star, 16 gennaio

Il teschio allungato di un uomo che visse duemila anni fa in Perù, conservato oggi al Museo di Osteologia dell'Oklahoma, sta suscitando molto scalpore. Dopo essere stato ferito alla testa durante una battaglia, sembra sia stato sottoposto a un intervento chirurgico al cranio. Per sigillare il foro nella testa fu utilizzato uno strano metallo. L’operazione sembra sia stata praticata con successo facendo sopravvivere l’uomo. Il rimodellamento osseo della calotta cranica dimostrerebbe, infatti, che ha superato l’intervento. Il che lo rende uno straordinario esempio di chirurgia avanzata precoce. Non è ancora chiaro quale tipo di metallo sia stato utilizzato, in quanto non è stata condotta ancora alcuna analisi per determinarne l’effettiva composizione. In attesa dei risultati, ciò che rende tutto ciò ancora più sorprendente è che questa incredibile operazione chirurgica al cranio sarebbe avvenuta senza alcuna anestesia o altre moderne tecniche mediche, che all’epoca non esistevano. A infittire il mistero, la placca di metallo utilizzata ha una strana forma, che ricorda l'occhio di Horus.

La pratica di fori al cranio è certamente una procedura chirurgica tra le più antiche al mondo, ma non un intervento di ricostruzione ossea attraverso l’ausilio dei metalli. Esempi di trapanazione si hanno già nel periodo neolitico e i paleontologi hanno collezionato teschi perforati di tutte le epoche, provenienti da tutto il mondo: Europa, antica Grecia, Mesopotamia, Cina, Russia e soprattutto dall’Impero Inca. La procedura raggiunse il suo apice in Perù tra il XIV e il XVI secolo d.C.. Gli obiettivi di una simile pratica nel corso della storia sono stati diversi: dal permettere al sangue di defluire dal cranio dopo una lesione, come descritto da Ippocrate, al suo uso in Europa come trattamento per l’epilessia e le malattie mentali. Alcuni hanno persino suggerito che la trapanazione del cranio fosse eseguita per scopi rituali. 

Il fatto che il cranio del guerriero peruviano fosse allungato, potrebbe essere un altro enigma da risolvere. È pur vero che in passato la dolicocefalia, come si chiama in gergo tecnico, era una pratica diffusa. Nel corso della storia, molte culture hanno deformato artificialmente i crani dei bambini per ottenere una forma appiattita o allungata che era spesso associata alle classi dirigenti o d'élite. Prove di questo tipo di deformazione cranica artificiale sono state scoperte nelle Americhe, in Australia, in Medio Oriente e in Russia. E proprio per questo i ricercatori accademici sono generalmente scettici su ipotesi alternative di una razza sconosciuta, per non dire "aliena". 

Li vedono come semplici teschi umani deformati artificialmente, il risultato di una fasciatura della testa per ottenere una forma appiattita. La modellatura deliberata della testa era, infatti, una forma di modifica culturale del corpo, che serviva per affermate la propria identità o un rito iniziatico. Per alcuni scienziati il più delle volte si tratterebbe, addirittura, di semplice idrocefalia. Chi studia l’evidenza di anomalie nei crani, però, non si accontenta di credere nel dogma della modificazione cranica. Persone come Brien Foerster, Lloyd Pye, Graham Hancock, per non dimenticare  Michael Cremo. vanno oltre le prospettive convenzionali esaminando e registrando le prove, piuttosto che assumere come definitive le conclusioni raggiunte da ricercatori precedenti. 

Sebbene fornisca prove di un intervento chirurgico al cranio precoce, quello del Museo di Osteologia non è il più antico esempio al mondo. Ci sono prove più antiche, come il teschio rinvenuto nel Sudan, che risale a 7.000 anni fa. Un mistero ancora tutto da svelare..


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Misterioso tumulo regale nel nord della Tuva. Gli archeologi scoprono i resti di una donna ornata con un raro pettorale d’oro a forma di mezzaluna...


Nauka W Polsce, 14 gennaio

Nel nord della Tuva, una repubblica autonoma nella parte asiatica della Federazione Russa, si estende quella che gli archeologi chiamano la “Valle dei Re siberiana” per le numerose, enormi tombe a tumulo, con ricchi arredi, risalenti a oltre 2.500 anni fa. Qui una spedizione russo-polacca, guidata dal dottor Łukasz Oleszczak dell’Università Jagellonica di Cracovia, ha scoperto i resti di una donna ornata con un raro pettorale d’oro a forma di mezzaluna. Il tumulo dove è stato rinvenuto il corpo si trova a Chinge-Tey, nella valle Turano-Ujukska. Il suo corredo funerario comprendeva anche orecchini d’oro, un coltello di ferro e un pettine di legno inciso collegato da un anello di cuoio a uno specchio di bronzo. 

Si pensa che la sepoltura risalga al VI secolo a.C., quando la valle fu occupata dalla cultura nomade degli Sciti Alda-Bielsko. Allora, la valle del Turano-Ujuk era uno dei centri rituali più importanti dell’intero mondo scita-siberiano. È da qui, dalle montagne della Siberia meridionale, che proviene questo misterioso popolo che dominò le steppe dell’Europa orientale. Molto di quello che sappiamo di questa gente dagli occhi cerulei e dai capelli color fuoco ce lo ha tramandato Erodoto. Insediatisi lungo la costa settentrionale del Mar Nero, gli Sciti vengono descritti come abili domatori di cavalli e arcieri formidabili, legati a inquietanti tradizioni, come bere il sangue del proprio avversario abbattuto in battaglia.

LO SAPEVI CHE: Tamara Rice, in “Gli Sciti” (Il Saggiatore, 1958) afferma che presso questo popolo fosse diffuso il culto della Grande Dea, già adorata nella Russia meridionale prima del loro avvento, raffigurata in numerosi reperti rinvenuti nei corredi funebri talvolta con il corpo metà umano e metà di serpente, spesso circondata dai suoi animali sacri, il cane e il corvo. Con uno scettro o uno stendardo, figurava quale protettrice del capotribù e nume tutelare dei giuramenti, oppure al centro di un rituale di iniziazione. È stato ipotizzato che le principesse e le spose dei sovrani sciti fossero inoltre le sacerdotesse della Grande Dea e che, in occasione dei riti, indossassero abiti particolari, gli stessi che le avrebbero accompagnate nell’oltretomba.

Erodoto attesta una straordinaria fascinazione negli Sciti per l’oro, metallo di valenza magica e fondamento del potere, in quanto ponte tra l’umano e il divino. Per questo popolo il re era il custode dell’oro sacro. Un altro elemento fondamentale della vita di questi nomadi era il cavallo: compagno in vita e nell’oltretomba. Dal suo latte ricavavano una bevanda particolare: il kumys. C'è chi sostiene appartenessero a un gruppo indoeuropeo di ceppo iranico e chi invece ne identifica le origini nei popoli ugro-altaici. Alcuni ricercatori ritengono, infatti, che discendessero dalla cultura Srubnaya, la così detta civiltà delle tombe di legno, vissuta durante l'età del bronzo tra il Volga e il nord del Mar Nero; altri invece pensano che gli Sciti provenissero dall'Asia centrale o addirittura dalla Siberia e che poi, nel corso delle loro migrazioni, abbiano finito per fondersi con le popolazioni preesistenti nella zona.

Il tumulo, danneggiato al punto da essere quasi livellato, è stato rilevato solo grazie alla scansione laser aerea, che ha individuato la struttura circolare di oltre 25 metri di diametro. Scavando gli archeologi hanno scoperto al suo centro una camera funeraria in legno. Era stata costruita su una struttura di assi di legno a incastro, sormontata da tre strati di travi per formare una volta. 

All’interno c’erano gli scheletri della donna, di circa 50 anni, e di un bambino di due o tre anni. Gli studiosi stanno ancora analizzando gli ornamenti organici rinvenuti in situ, che ricordano le usanze scite di indossare strumenti e vesti fatti gli scalpi dei loro nemici, in particolare scettri rivestiti con spirali di pelle umana a forma di serpente. “Un monumento particolarmente interessante, come il pettorale d'oro, un ornamento a forma di mezzaluna o lunare appeso al collo” - osserva Oleszczakel nel comunicato stampa, sottolineando che tali oggetti, presenti nei tumuli funerari nella Siberia meridionale, sono stati trovati, finora, quasi esclusivamente in tombe di uomini e sono considerati un simbolo di appartenenza a qualche gruppo sociale, una casta, forse sacerdotale. “Metterlo nella tomba di una donna è un allontanamento molto interessante da questa usanza. Dimostra certamente il ruolo unico della defunta nella comunità degli abitanti della Valle dei Re”, spiega l’archeologo. 

La donna è stata sepolta nella parte centrale della tomba situata nelle immediate vicinanze di un altro grande tumulo appartenente – come ritengono gli studiosi – al principe dei nomadi. Nel 2021, gli archeologi polacchi hanno continuato le loro ricerche, i cui scavi erano iniziati due anni prima. Poi trovarono due sepolture: quella centrale, derubata, e quella laterale, che era intatta e conteneva il corpo di un giovane guerriero. Si tratta di una delle 10 tombe poste in fila sull’asse nord-sud nella parte occidentale della necropoli. Durante l’ultima stagione di scavi è stata scoperta anche una seconda tomba, che si trova all’esterno della trincea che circonda il tumulo. Era lo scheletro di un adolescente, posto in una piccola fossa con una staccionata di pietra. Era stato spogliato di qualsiasi attrezzatura. 

Le sepolture di bambini attorno al perimetro dei tumuli o appena fuori dal fossato che circonda la tomba sono un elemento permanente del rito funebre di questa prima cultura scitadice Oleszczak. Gli archeologi hanno trovato prove che attorno al perimetro del tumulo era stato depositato un tesoro di oggetti in bronzo, andato disperso a causa dei lavori agricoli effettuati nella zona durante il XX secolo. Ciò è dimostrato dal ritrovamento di diverse dozzine di parti di una fila di cavalli, un'ascia di bronzo, probabilmente utilizzata per gli scalpi che questo popolo era solito fare dei propri nemici, e un ornamento a forma di capra, emblema della loro cultura zoomorfa. La loro rilevazione è stata possibile grazie all’utilizzo di un metal detector. Gli scavi, ancora in corso, sono stati condotti in collaborazione con gli scienziati del Museo statale dell'Ermitage di San Pietroburgo, sotto la direzione di Konstantin V. Chugunov, grazie ai fondi del National Science Center.


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Un team di archeologi ha identificato una serie di strutture rituali in precedenza sconosciute nel Parco Nazionale di Machu Picchu, in Perù


Journal of Archaeological Science, gennaio 2022

Un team di archeologi dell'Università di Varsavia ha identificato una serie di strutture in precedenza sconosciute nel Parco Nazionale di Machu Picchu, in Perù. Una scoperta resa possibile dall’uso di droni, sopra la volta della foresta, dotati di Light Detection and Ranging (LiDAR), una tecnologia che permette di ricreare una rappresentazione digitale 3D delle strutture anticamente edificate dall’uomo, nascoste sotto la vegetazione, grazie alla variazione dei tempi di riverbero delle lunghezze d'onda del laser. Lo studio, pubblicato sul numero di gennnaio 2022 del “Journal of Archaeological Science”, si è concentrato sul complesso Inca di Chachabamba, un centro cerimoniale associato all'acqua che comprende diversi santuari e bagni legati a tale elemento animico. Analizzando i dati LiDAR, sono emerse 12 piccole strutture erette su pianta circolare e rettangolare alla periferia del complesso. Secondo Dominika Sieczkowska del Centro di ricerca andina dell'Università di Varsavia, ci sono indicazioni che siano state principalmente le donne a prendersi cura del complesso, come suggerito da oggetti scoperti durante precedenti scavi dal team polacco-peruviano. Gli studi effettuati hanno anche rilevato canali precedentemente sconosciuti che fornivano a Chachabamba l'acqua del vicino fiume Urubamba attraverso un sistema di blocchi di pietra parzialmente sotterranei.


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Alcune tombe storiche e diversi manufatti, tra cui un antico anello d'argento, sul quale è incastonata una pietra di agata rossa dove è incisa la figura del dio Hermes e che si pensa risalga al IV secolo, sono stati portati alla luce nella provincia settentrionale di Ordu, in Turchia..


Yeni Safak ,24 dicembre

Alcune tombe storiche e diversi manufatti, tra cui un antico anello d'argento, sul quale è incastonata una pietra di agata rossa dove è incisa la figura del dio Hermes e che si pensa risalga al IV secolo, sono stati portati alla luce nella provincia settentrionale di Ordu, in Turchia. Le tombe sono state scoperte durante i lavori per l'espansione di una carreggiata nel distretto di Kurtuluş, sulla costa turca del Mar Nero. Nelle tombe sono stati trovati molti resti umani e animali, insieme a gioielli in oro, pietra, argento, vetro e bronzo. Tra le numerose scoperte archeologiche annunciate a dicembre 2021 in Turchia, ricordiamo le più significative: un laboratorio di tessitura di epoca romana trovato a Perre, 15 statue neo-ittite rinvenute a Yesemek e una statua in marmo di Eracle rinvenuta ad Aizanoi. Inoltre, è stata annunciata la fine dei lavori di restauro del Palazzo Topkapı mentre l'ex bastione Hıdırlık nella periferia occidentale di Edirne è stato inaugurato come Museo di storia balcanica di Edirne.


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In una cava vicino a Swindon, nella regione dei Cotswolds in Inghilterra, due cacciatori di fossili identificano un’ascia di pietra dei Neanderthal e cinque scheletri dei mastodonti preistorici...


BBC ONE, 21 dicembre

In una cava vicino a Swindon nella regione dei Cotswolds in Inghilterra, dopo che due cacciatori di fossili hanno identificato un’ascia di pietra dei Neanderthal, gli archeologi hanno portato alla luce cinque scheletri di mammut preistorici della steppa: zanne, denti e ossa delle zampe di due adulti, due giovani e un esemplare appena nato. I primi cacciatori vivevano qui 215.000 anni fa? Tra i reperti anche fragili ali di scarabeo, gusci di lumaca d'acqua dolce e strumenti di pietra dell'età di Neanderthal. Trovare esempi così antichi, in questo caso così ben conservati e così vicini agli strumenti in pietra di Neanderthal, è eccezionale. I mammut delle steppe vissero da circa 1,8 milioni di anni fa a circa 200.000 anni fa. Pertanto, se si determina che i segni di taglio trovati sulle ossa sono stati fatti a mano, quello di Swindon diventa il più antico sito di macellazione di Neanderthal scientificamente riconosciuto in tutta la Gran Bretagna. Siamo di fronte alla scoperta dell'era glaciale più significativa negli ultimi anni per comprendere meglio il contesto del cambiamento climatico attraversato dal nostro pianeta. Per cinque milioni di anni, i mammut hanno vagato per la Terra prima di svanire definitivamente quasi 4.000 anni fa. E fino a otto settimane fa nessuno sapeva perché fosse successo. Un articolo pubblicato questo ottobre sulla rivista "Nature" , dal professor Eske Willerslev, un membro del St John's College, dell'Università di Cambridge, ha dimostrato come gli scheletri di mammut fossero tradizionalmente usati per costruire rifugi e che gli arpioni fossero ricavati dalle loro zanne giganti. Tuttavia, nessuno è mai stato abbastanza sicuro che i cacciatori umani abbiano effettivamente contribuito all’estinzione di questa specie già provata dalla mancanza di vegetazione, loro fonte di cibo, causata dallo scioglimento degli iceberg. Con il riscaldamento del clima, gli alberi e le piante delle zone umide hanno preso il sopravvento e hanno sostituito gli habitat ancestrali delle praterie del mammut. Tutte queste scoperte saranno esplorate in un nuovo documentario della BBC, “Attenborough and the Mammoth Graveyard”, che andrà in onda il 30 dicembre 2021. Questo spettacolo vedrà anche la partecipazione del biologo evoluzionista, il professor Ben Garrod della University of East Anglia e gli archeologi del team di “DigVentures”, che hanno anche scoperto anche fragili ali di scarabeo, gusci di lumaca d'acqua dolce e strumenti di pietra dell'età di Neanderthal.


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Preparatevi a uno spettacolo veramente sensazionale. Questo pomeriggio l’esperienza più emozionante delle Orcadi sarà visibile a tutti, ovunque voi siate, quando il sole invernale incombe appena sulla cresta dei Coolags...

Preparatevi a uno spettacolo veramente sensazionale. Questo pomeriggio l’esperienza più emozionante delle Orcadi sarà visibile a tutti, ovunque voi siate, quando il sole invernale incombe appena sulla cresta dei Coolags. Il soslstizio d’inverno di quest’anno avrà come protagonista in streaming Maeshowe Chambered Cairn, la monumentale tomba a corridoio dell’Antica Scozia. Durante il giorno più corto dell’anno saranno esplorati i misteri di questo incredibile monumento, edificato 5.000 anni fa per celebrare la morte del Sole di pieno inverno, potente simbolo della Rinascita alla Luce tra due abissi di oscurità e del ritorno della Vita alla terra. Gli ultimi raggi del nostro Astro lucente al tramonto brilleranno attraverso il passaggio d'ingresso di Maeshowe per squarciare l'oscurità del tumulo. Sebbene si possa solo speculare sullo scopo di tale incredibile allineamento, ciò che è chiaro è l'abilità degli architetti e costruttori neolitici che l’hanno progettato e costruito. 

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La chiave di questo evento è una connessione tra l'howe e il vicino monolite solitario, noto come Barnhouse Stone, con cui è allineato l'asse centrale del passaggio di ingresso interno. Un fenomeno affatto casuale, reso possibile da un incavo all'ingresso della tomba che sembra aver ospitato un tempo una pietra eretta, simile a quella di Barnhouse. Da qui, la linea viaggia verso Hoy's Ward Hill, in un luogo dove il sole tramonta 22 giorni prima e dopo il solstizio d'inverno. Questo periodo di tre settimane è indicato dagli archeastronomi come un mese megalitico, un sedicesimo di un anno. Recenti ricerche a Maeshowe hanno rivelato un altro interessante fenomeno solare: un periodo in cui il sole al tramonto riappare brevemente dal lato della collina di Hoy's Ward prima di scomparire sotto l'orizzonte. Questo fenomeno è stato battezzato "flashing", dai lampi di luce evidenti visti all'interno del tumulo.


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Nuovi affascinanti dettagli sono stati resi noti sulla collezione di oro , argento, gioielli, oggetti curiosi e tessuti sepolti nel sud-ovest della Scozia più di 1.000 anni fa.


The Scotsman, 17 dicembre

Nuovi affascinanti dettagli sono stati resi noti sulla collezione  di oro , argento, gioielli, oggetti curiosi e tessuti sepolti nel sud-ovest della Scozia  più di 1.000 anni fa. Verranno mostrati per la prima volta al pubblico sabato 25 dicembre dalla mostra del “Galloway Hoard” al National Museum of Scotland (NMS). Il tesoro , scoperto dai metal detector  nel 2014, contiene più di 100 oggetti. La sua peculiarità è il ripetersi del numero quattro, non solo negli strati di sepoltura, ma anche nel numero di bracciali e anelli che lo compongono, corredato da singolari incisioni che fanno riferimento ad altrettanti nomi, come se fosse stato deposto da quattro persone diverse intorno al 900 d.C.. Gli archeologi ritengono si tratti di quattro distinti proprietari, di variegata estrazione sociale, che potrebbero essersi uniti per seppellire questa spettacolare e profondamente mistica collezione culturalmente inestimabile dell'era vichinga. Il tutto corredato da una misteriosa iscrizione runica ancora da tradurre. Chi e perché avvolse nella lana questo tesoro? Secondo i ricercatori siamo di fronte a un tesoro ritualmente assemblato, che rappresenta quattro individui provenienti da diversi stati della Scozia. L’alto valore simbolico degli oggetti accuratamente nascosti ha messo in evidenza il profilo cultuale delle reliquie . Non sono stati assemblati di fretta. Di particolare rilievo un vaso di cristallo di rocca con un coperchio di lega di argento e oro, decorato con leopardi, tigri e simboli religiosi zoroastriani . Il che suggerisce che si tratti di un oggetto prezioso proveniente dall’Asia, ovvero dall’altra parte del mondo allora conosciuto. L’oggetto risalirebbe al 680-780 d.C. ed è probabile che sia stato importato lungo le vaste rotte commerciali dall’Asia attraverso la Russia. Misura solo circa cinque centimetri di altezza. I ricercatori ritengono che un tempo contenesse un profumo o un'altra pozione pregiata che potrebbe essere stata usata per ungere i re o nelle cerimonie religiose. Una scoperta davvero insolita: solo altri due vasi simili sono stati trovati tra i tesori vichinghi in Gran Bretagna e Irlanda, entrambi originari del continente. La superficie scolpita del cristallo di rocca del “Galloway Hoard”, sembra quella di un #capitello  di una #colonna  di cristallo in stile #corinzio . Un esemplare unico per la Gran Bretagna altomedievale , ma ci sono paralleli all'interno dell'Impero Romano, custoditi nella collezione Vaticana , dove ci sono diverse forme di colonne di cristallo  intagliato. Gli studiosi ritengono avesse 500 anni quando fu trasformato alla fine dell'VIII o all'inizio del IX secolo in una piccola ampolla  ricoperta d’oro. Il lavoro di restauro ha fornito anche un'altra interessante scoperta su questo vaso: un'iscrizione latina sulla sua base. Le lettere tradotte ne attribuirebbero la paternità al vescovo Hyguald , indicando una possibile provenienza di questo, come di altri oggetti del tesoro dalla Northumbria. Secondo Il dott. Martin Goldberg, responsabile della sezione di Archeologia Medievale presso NMS “Il tipo di liquido che ci aspetteremmo sarebbe qualcosa di molto esotico, forse un profumo dall’Oriente, come la seta che lo avvolge”. Studi futuri potrebbero essere in grado di trovare oligoelementi delle sostanze chimiche che hanno creato il liquido contenuto nel piccolo vaso.


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