Il più grande 'drago marino' della Gran Bretagna emerso nella contea più piccola del Regno Unito...


BBC, 11 gennaio 

I resti fossili del più grande ittiosauro della Gran Bretagna, colloquialmente noto come "Drago del mare", sono stati scoperti nella Rutland Water Nature Reserve che il Leicestershire e il Rutland Wildlife Trust gestiscono in collaborazione con Anglian Water. È lo scheletro più grande e completo del suo genere trovato fino ad oggi nel Regno Unito e si pensa anche sia il primo ittiosauro della sua specie (chiamato Temnodontosaurus trigonodon) trovato nel paese. 

L'ittiosauro è stato scoperto da Joe Davis, team leader del Rutland Water Conservation, durante il prosciugamento di un'isola lagunare nel febbraio 2021. I resti sono stati estratti da un team di esperti provenienti da tutto il Regno Unito tra agosto e settembre. Gli studiosi da queste parti sono abituati a veder emergere qualche resto di ittiosauro dalle coste dello Yorkshire o sulla riva giurassica del Dorset. Rutland, però, si trova a quasi 50 chilometri dal mare. Il che dimostrerebbe che 200 milioni di anni fa il livello dell'acqua era molto più alto e quindi copriva anche questa zona.

Gli ittiosauri, scoperti per la prima volta dalla cacciatrice di fossili e paleontologa Mary Anning all'inizio del XIX secolo, erano rettili marini apparsi sulla Terra circa 250 milioni di anni fa, che si estinsero 90 milioni di anni fa. Variavano in dimensioni da 1 a più di 25 metri di lunghezza e assomigliavano ai delfini nella loro forma generale del corpo.

L’esemplare scoperto nelle Midlands è stato descritto come uno dei più grandi ritrovamenti nella storia della paleontologia britannica. Si tratta del primo scheletro completo di un rettile marino della preistoria associato al Drago di San Giorgio, per via dei lunghi denti e degli occhi particolarmente grandi. Il fossile, che ha circa 180 milioni di anni, è lungo circa 10 metri e solo il teschio ha un peso di circa una tonnellata.


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Basato sul romanzo di fantascienza di Jack McDevitt: la nostra luna potrebbe non essere ciò che pensiamo sia...


a cura della redazione, 4 gennaio

In arrivo a febbraio nelle sale cinematografiche, ma presto disponibile anche su Netflix (https://www.netflix-movies.com/movie/406759/moonfall)  un nuovo film targato Ronald Emmerich, basato sul romanzo di fantascienza di Jack McDevitt, nominato per il Nebula Award nel 1998. Una forza misteriosa spinge la Luna fuori dalla sua orbita attorno alla Terra e la fa precipitare in rotta di collisione con la vita come la conosciamo. Con poche settimane prima dell'impatto e il mondo sull'orlo dell'annientamento, un esecutivo della NASA, un ex astronauta e un teorico della cospirazione organizzeranno un'impossibile missione disperata nello spazio, lasciandosi alle spalle tutti coloro che amano, solo per scoprire che la nostra Luna non è ciò che pensiamo che sia... Un nuovo disaster movie, insomma, tanto per ricordarci che intimamente già sappiamo che stiamo andando verso la distruzione, eppure non facciamo nulla concretamente per cambiare le cose. Piuttosto preferiamo cercare risorse alternative nello spazio e consolarci convincendoci di non essere soli, sperando che gli altri inquilini del cosmo no siano "cattivi"! Anche per chi non è un grande fan del lavoro di Ronald Emmerich, gli si deve riconoscere la temerarietà di attingere continuamente ispirazione dai percorsi più selvaggi e provocatori del paranormale. Stiamo parlando del regista responsabile della rinascita dell'antica teoria degli alieni con Stargate (1994) e Independence Day (1996), probabilmente il suo film di maggior successo, che ha introdotto sia Roswell che Area51 nella moderna culturapop.


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Un team di archeologi ha identificato una serie di strutture rituali in precedenza sconosciute nel Parco Nazionale di Machu Picchu, in Perù


Journal of Archaeological Science, gennaio 2022

Un team di archeologi dell'Università di Varsavia ha identificato una serie di strutture in precedenza sconosciute nel Parco Nazionale di Machu Picchu, in Perù. Una scoperta resa possibile dall’uso di droni, sopra la volta della foresta, dotati di Light Detection and Ranging (LiDAR), una tecnologia che permette di ricreare una rappresentazione digitale 3D delle strutture anticamente edificate dall’uomo, nascoste sotto la vegetazione, grazie alla variazione dei tempi di riverbero delle lunghezze d'onda del laser. Lo studio, pubblicato sul numero di gennnaio 2022 del “Journal of Archaeological Science”, si è concentrato sul complesso Inca di Chachabamba, un centro cerimoniale associato all'acqua che comprende diversi santuari e bagni legati a tale elemento animico. Analizzando i dati LiDAR, sono emerse 12 piccole strutture erette su pianta circolare e rettangolare alla periferia del complesso. Secondo Dominika Sieczkowska del Centro di ricerca andina dell'Università di Varsavia, ci sono indicazioni che siano state principalmente le donne a prendersi cura del complesso, come suggerito da oggetti scoperti durante precedenti scavi dal team polacco-peruviano. Gli studi effettuati hanno anche rilevato canali precedentemente sconosciuti che fornivano a Chachabamba l'acqua del vicino fiume Urubamba attraverso un sistema di blocchi di pietra parzialmente sotterranei.


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Alcune tombe storiche e diversi manufatti, tra cui un antico anello d'argento, sul quale è incastonata una pietra di agata rossa dove è incisa la figura del dio Hermes e che si pensa risalga al IV secolo, sono stati portati alla luce nella provincia settentrionale di Ordu, in Turchia..


Yeni Safak ,24 dicembre

Alcune tombe storiche e diversi manufatti, tra cui un antico anello d'argento, sul quale è incastonata una pietra di agata rossa dove è incisa la figura del dio Hermes e che si pensa risalga al IV secolo, sono stati portati alla luce nella provincia settentrionale di Ordu, in Turchia. Le tombe sono state scoperte durante i lavori per l'espansione di una carreggiata nel distretto di Kurtuluş, sulla costa turca del Mar Nero. Nelle tombe sono stati trovati molti resti umani e animali, insieme a gioielli in oro, pietra, argento, vetro e bronzo. Tra le numerose scoperte archeologiche annunciate a dicembre 2021 in Turchia, ricordiamo le più significative: un laboratorio di tessitura di epoca romana trovato a Perre, 15 statue neo-ittite rinvenute a Yesemek e una statua in marmo di Eracle rinvenuta ad Aizanoi. Inoltre, è stata annunciata la fine dei lavori di restauro del Palazzo Topkapı mentre l'ex bastione Hıdırlık nella periferia occidentale di Edirne è stato inaugurato come Museo di storia balcanica di Edirne.


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In una cava vicino a Swindon, nella regione dei Cotswolds in Inghilterra, due cacciatori di fossili identificano un’ascia di pietra dei Neanderthal e cinque scheletri dei mastodonti preistorici...


BBC ONE, 21 dicembre

In una cava vicino a Swindon nella regione dei Cotswolds in Inghilterra, dopo che due cacciatori di fossili hanno identificato un’ascia di pietra dei Neanderthal, gli archeologi hanno portato alla luce cinque scheletri di mammut preistorici della steppa: zanne, denti e ossa delle zampe di due adulti, due giovani e un esemplare appena nato. I primi cacciatori vivevano qui 215.000 anni fa? Tra i reperti anche fragili ali di scarabeo, gusci di lumaca d'acqua dolce e strumenti di pietra dell'età di Neanderthal. Trovare esempi così antichi, in questo caso così ben conservati e così vicini agli strumenti in pietra di Neanderthal, è eccezionale. I mammut delle steppe vissero da circa 1,8 milioni di anni fa a circa 200.000 anni fa. Pertanto, se si determina che i segni di taglio trovati sulle ossa sono stati fatti a mano, quello di Swindon diventa il più antico sito di macellazione di Neanderthal scientificamente riconosciuto in tutta la Gran Bretagna. Siamo di fronte alla scoperta dell'era glaciale più significativa negli ultimi anni per comprendere meglio il contesto del cambiamento climatico attraversato dal nostro pianeta. Per cinque milioni di anni, i mammut hanno vagato per la Terra prima di svanire definitivamente quasi 4.000 anni fa. E fino a otto settimane fa nessuno sapeva perché fosse successo. Un articolo pubblicato questo ottobre sulla rivista "Nature" , dal professor Eske Willerslev, un membro del St John's College, dell'Università di Cambridge, ha dimostrato come gli scheletri di mammut fossero tradizionalmente usati per costruire rifugi e che gli arpioni fossero ricavati dalle loro zanne giganti. Tuttavia, nessuno è mai stato abbastanza sicuro che i cacciatori umani abbiano effettivamente contribuito all’estinzione di questa specie già provata dalla mancanza di vegetazione, loro fonte di cibo, causata dallo scioglimento degli iceberg. Con il riscaldamento del clima, gli alberi e le piante delle zone umide hanno preso il sopravvento e hanno sostituito gli habitat ancestrali delle praterie del mammut. Tutte queste scoperte saranno esplorate in un nuovo documentario della BBC, “Attenborough and the Mammoth Graveyard”, che andrà in onda il 30 dicembre 2021. Questo spettacolo vedrà anche la partecipazione del biologo evoluzionista, il professor Ben Garrod della University of East Anglia e gli archeologi del team di “DigVentures”, che hanno anche scoperto anche fragili ali di scarabeo, gusci di lumaca d'acqua dolce e strumenti di pietra dell'età di Neanderthal.


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Preparatevi a uno spettacolo veramente sensazionale. Questo pomeriggio l’esperienza più emozionante delle Orcadi sarà visibile a tutti, ovunque voi siate, quando il sole invernale incombe appena sulla cresta dei Coolags...

Preparatevi a uno spettacolo veramente sensazionale. Questo pomeriggio l’esperienza più emozionante delle Orcadi sarà visibile a tutti, ovunque voi siate, quando il sole invernale incombe appena sulla cresta dei Coolags. Il soslstizio d’inverno di quest’anno avrà come protagonista in streaming Maeshowe Chambered Cairn, la monumentale tomba a corridoio dell’Antica Scozia. Durante il giorno più corto dell’anno saranno esplorati i misteri di questo incredibile monumento, edificato 5.000 anni fa per celebrare la morte del Sole di pieno inverno, potente simbolo della Rinascita alla Luce tra due abissi di oscurità e del ritorno della Vita alla terra. Gli ultimi raggi del nostro Astro lucente al tramonto brilleranno attraverso il passaggio d'ingresso di Maeshowe per squarciare l'oscurità del tumulo. Sebbene si possa solo speculare sullo scopo di tale incredibile allineamento, ciò che è chiaro è l'abilità degli architetti e costruttori neolitici che l’hanno progettato e costruito. 

©Historic Environment Scotland
La chiave di questo evento è una connessione tra l'howe e il vicino monolite solitario, noto come Barnhouse Stone, con cui è allineato l'asse centrale del passaggio di ingresso interno. Un fenomeno affatto casuale, reso possibile da un incavo all'ingresso della tomba che sembra aver ospitato un tempo una pietra eretta, simile a quella di Barnhouse. Da qui, la linea viaggia verso Hoy's Ward Hill, in un luogo dove il sole tramonta 22 giorni prima e dopo il solstizio d'inverno. Questo periodo di tre settimane è indicato dagli archeastronomi come un mese megalitico, un sedicesimo di un anno. Recenti ricerche a Maeshowe hanno rivelato un altro interessante fenomeno solare: un periodo in cui il sole al tramonto riappare brevemente dal lato della collina di Hoy's Ward prima di scomparire sotto l'orizzonte. Questo fenomeno è stato battezzato "flashing", dai lampi di luce evidenti visti all'interno del tumulo.


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Ultimamente un'immagine, scattata dal Mars Reconnaissance Orbiter il 29 dicembre 2006, è tornata alla ribalta sul WEB profilata su vari siti, corredata da affermazioni sensazionalistiche. Tutte speculazioni?...


The Black Vault, 16 dicembre

Ultimamente un'immagine, scattata dal Mars Reconnaissance Orbiter il 29 dicembre 2006, è tornata alla ribalta sul WEB profilata su vari siti, corredata da affermazioni sensazionalistiche. Tutte speculazioni? C'è chi dice sia la scia di un oggetto atterrato su Marte. Chi pensa potrebbe essere una rampa che conduce a un ingresso sotterraneo e chi ritiene si tratti di una struttura del Progetto Ice-Worm incompleta. Ma potrebbe anche essere semplicemente una strana duna a forma di arco. La foto che riportiamo è stata originariamente pubblicata e profilata da Jean Ward su YouTube. Secondo il signor Ward si tratterebbe di un'anomalia individuata  nel sito marziano di Ceti Mensa, nella regione Valles Marineris. L'anomalia si presenta come l'impronta di un oggetto a forma di disco che, a detta di Ward, potrebbe aver colpito la superficie di Marte con un angolo molto basso, lasciando dietro di sé una fossa. L'impronta a forma di disco misurerebbe circa 12-15 metri di diametro. In realtà, come ha fatto notare Chris Okubo, esiste una spiegazione scientifica. Questa immagine, di fatto, mostrerebbe le stratificazioni del Candor Chasma, un grande canyon alto almeno 4 chilometri nel sistema Valles Marineris, costituito da strati sedimentari di sabbia e polvere erosi, molto probabilmente dal vento. Quindi le colline allungate potrebbero rappresentare aree di roccia più forti a causa delle differenze nelle dimensioni delle particelle sedimentarie, dell'alterazione chimica o di entrambe. Uno degli aspetti più accattivanti di questa scena sono gli intricati vortici che questi strati formano. La roccia sedimentaria si accumula generalmente in strati orizzontali. Questi strati, tuttavia, sono stati piegati secondo schemi anomali. La piegatura potrebbe essersi verificata a causa del peso dei sedimenti sovrastanti? Di certo sarebbe utile comprendere la storia geologica di questa regione, il che potrebbe fornire indizi sulla storia dell'acqua su Marte, di cui si parla molto sui media negli ultimi tempi, perché questi strati potrebbero essersi accumulati in laghi poco profondi e potrebbero aver subito reazioni chimiche con l'acqua liberando l’energia che potrebbe aver sostenuto oasi abitabili in queste aree.


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Nuovi affascinanti dettagli sono stati resi noti sulla collezione di oro , argento, gioielli, oggetti curiosi e tessuti sepolti nel sud-ovest della Scozia più di 1.000 anni fa.


The Scotsman, 17 dicembre

Nuovi affascinanti dettagli sono stati resi noti sulla collezione  di oro , argento, gioielli, oggetti curiosi e tessuti sepolti nel sud-ovest della Scozia  più di 1.000 anni fa. Verranno mostrati per la prima volta al pubblico sabato 25 dicembre dalla mostra del “Galloway Hoard” al National Museum of Scotland (NMS). Il tesoro , scoperto dai metal detector  nel 2014, contiene più di 100 oggetti. La sua peculiarità è il ripetersi del numero quattro, non solo negli strati di sepoltura, ma anche nel numero di bracciali e anelli che lo compongono, corredato da singolari incisioni che fanno riferimento ad altrettanti nomi, come se fosse stato deposto da quattro persone diverse intorno al 900 d.C.. Gli archeologi ritengono si tratti di quattro distinti proprietari, di variegata estrazione sociale, che potrebbero essersi uniti per seppellire questa spettacolare e profondamente mistica collezione culturalmente inestimabile dell'era vichinga. Il tutto corredato da una misteriosa iscrizione runica ancora da tradurre. Chi e perché avvolse nella lana questo tesoro? Secondo i ricercatori siamo di fronte a un tesoro ritualmente assemblato, che rappresenta quattro individui provenienti da diversi stati della Scozia. L’alto valore simbolico degli oggetti accuratamente nascosti ha messo in evidenza il profilo cultuale delle reliquie . Non sono stati assemblati di fretta. Di particolare rilievo un vaso di cristallo di rocca con un coperchio di lega di argento e oro, decorato con leopardi, tigri e simboli religiosi zoroastriani . Il che suggerisce che si tratti di un oggetto prezioso proveniente dall’Asia, ovvero dall’altra parte del mondo allora conosciuto. L’oggetto risalirebbe al 680-780 d.C. ed è probabile che sia stato importato lungo le vaste rotte commerciali dall’Asia attraverso la Russia. Misura solo circa cinque centimetri di altezza. I ricercatori ritengono che un tempo contenesse un profumo o un'altra pozione pregiata che potrebbe essere stata usata per ungere i re o nelle cerimonie religiose. Una scoperta davvero insolita: solo altri due vasi simili sono stati trovati tra i tesori vichinghi in Gran Bretagna e Irlanda, entrambi originari del continente. La superficie scolpita del cristallo di rocca del “Galloway Hoard”, sembra quella di un #capitello  di una #colonna  di cristallo in stile #corinzio . Un esemplare unico per la Gran Bretagna altomedievale , ma ci sono paralleli all'interno dell'Impero Romano, custoditi nella collezione Vaticana , dove ci sono diverse forme di colonne di cristallo  intagliato. Gli studiosi ritengono avesse 500 anni quando fu trasformato alla fine dell'VIII o all'inizio del IX secolo in una piccola ampolla  ricoperta d’oro. Il lavoro di restauro ha fornito anche un'altra interessante scoperta su questo vaso: un'iscrizione latina sulla sua base. Le lettere tradotte ne attribuirebbero la paternità al vescovo Hyguald , indicando una possibile provenienza di questo, come di altri oggetti del tesoro dalla Northumbria. Secondo Il dott. Martin Goldberg, responsabile della sezione di Archeologia Medievale presso NMS “Il tipo di liquido che ci aspetteremmo sarebbe qualcosa di molto esotico, forse un profumo dall’Oriente, come la seta che lo avvolge”. Studi futuri potrebbero essere in grado di trovare oligoelementi delle sostanze chimiche che hanno creato il liquido contenuto nel piccolo vaso.


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Un oggetto insolito scoperto dai metal detector nel 2020 nel nord-est dell'Inghilterra lascia perplessi gli studiosi...


The Telegraph, 14 dicembre

Un oggetto insolito scoperto dai metal detector nel 2020 nel nord-est dell'Inghilterra lascia perplessi gli studiosi. In questo caso non sono gli archeologi ad essere perplessi, ma gli esperti linguistici che studiano le origini e l'evoluzione della lingua inglese. L'oggetto in questione è una piccola croce medievale d'oro che è stata trovata lungo le rive del fiume Tweed vicino a Berwick nella contea di Northumbria, nel nord dell'Inghilterra. L'esistenza di questa croce medievale è stata recentemente annunciata dal British Museum, come parte della sua divulgazione annuale sui significativi reperti archeologici rinvenuti nel Regno Unito l'anno scorso. La minuscola croce medievale in metallo prezioso è lunga solo 2,5 per 1,5 centimetri e ha un foro in un'estremità che mostra che è stata indossata come ciondolo. Gli studiosi hanno determinato che la croce è stata realizzata tra il 700 e il 900 d.C.. Ciò che rende questa piccola croce così straordinariamente rara è che è incisa con una scrittura runica ed è il primo ciondolo a croce medievale mai trovato che abbia questa caratteristica. Il messaggio di sei lettere apparentemente identifica il proprietario della croce, un uomo che sembra essere stato chiamato Eadruf. Un nome insolito nell’Inghiterra medioevale. Il professor John Hines, archeologo e specialista in linguistica antica dell'Università di Cardiff, pensa si tratti di una contrazione di Eardwulf, un nome popolare nel IX secolo, condiviso da una serie di noti personaggi storici, tra cui Eardwulf di Lindisfarne, vescovo di una comunità monastica che inizialmente si trovava sull'Isola Santa di Lindisfarne, appena al largo della costa nord-orientale dell'Inghilterra. Forse fu proprio lui il proprietario di questa croce. Resta un mistero però la presenza delle rune su di essa.


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Scoperta in Italia la sepoltura altamente decorata di 10.000 anni fa di una bambina adornata con 60 perline in conchiglie perfettamente forate, quattro ciondoli ricavati da frammenti di bivalvi e un artiglio di gufo reale...


Scientific Report (Nature), 14 dicembre

Scoperta in Italia la sepoltura altamente decorata di 10.000 anni fa di una bambina adornata con 60 perline in conchiglie perfettamente forate, quattro ciondoli ricavati da frammenti di bivalvi e un artiglio di gufo reale. Gli archeologi l'hanno chiamata Neve, è la bambina più antica mai ritrovata in una sepoltura del primo Mesolitico in Europa. La scoperta, appena pubblicata sulla rivista "Nature", è stata fatta in Liguria, nella grotta Arma Veirana, nell'entroterra di Albenga, in provincia di Savona. Gli esami del DNA e dei denti hanno portato gli scienziati a indicare che la neonata avesse tra i 40 e i 50 giorni di vita quando morì. Questa scoperta testimonia come tutti i membri della comunità, anche i neonati, anticamente erano riconosciuti come persone a pieno titolo e godevano di un trattamento egualitario. La sepoltura di Neve è simile a quella di bambini di 11.500 anni precedentemente trovati a  Upward Sun River, in Alaska. Ciò suggerisce che questo atteggiamento sociale potrebbe avere origine da una cultura ancestrale condivisa con i popoli che migrarono in Europa e Nord America. La scoperta, e lo studio correlato, sono frutto del lavoro di un team coordinato da ricercatori italiani - Stefano Benazzi (Università di Bologna), Fabio Negrino (Università di Genova) e Marco Peresani (Univerisità di Ferrara) - e comprende anche studiosi della University of Colorado Denver (Usa), dell'Università di Montreal (Canada), della Washington University (Usa), dell'Università di Tubinga (Germania) e dell'Institute of Human Origins dell'Arizona State University (Usa). Gli scienziati sottolineano, nell'articolo, come sia molto raro ritrovare sepolture ben conservate come questa nel periodo in questione, immediatamente dopo la fine dell'ultima glaciazione. Arma Veirana è un luogo popolare nell'Italia nord-occidentale, non solo tra le famiglie locali, ma anche tra i saccheggiatori, i cui scavi hanno portato alla luce gli strumenti della tarda era glaciale che per primi hanno attirato l'attenzione degli archeologi nel 2015. Il team ha trascorso le prime due stagioni lavorando vicino all'imboccatura della grotta, dove hanno scoperto i cosiddetti strumenti "musteriani" associati ai Neanderthal e risalenti a più di 50.000 anni fa. Incuriositi dalla scoperta di strumenti più "recenti", che sembravano essere erosi dalle profondità della grotta, i ricercatori hanno iniziato a esplorare questi strati di sedimenti, dissotterrando una serie di perline di conchiglie perfettamente perforate, come da uno strumento di alta tecnologia, che presto hanno portato alla scoperta della calotta cranica di Neve da parte dell'antropologa Claudine Gravel-Miguel. 


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Una recente indagine subacquea ha individuato i resti che potrebbero corrispondere al mitico tempio fenicio-punico di Melquart ed Ercole a Cadice, in un'area tra Camposoto e Sancti Petri, a Chiclana...


La Razòn,15 dicembre

Una recente indagine subacquea ha individuato i resti che potrebbero corrispondere al mitico tempio fenicio-punico di Melquart ed Ercole a Cadice, in un'area tra Camposoto (San Fernando) e Sancti Petri, a Chiclana. Ritrovamento che, se confermato, potrebbe risolvere una delle grandi incognite dell'archeologia. La struttura, situata a una profondità compresa tra cinque e tre metri e con dimensioni di 300 metri di lunghezza e 150 di larghezza, è stata localizzata grazie al lavoro di telerilevamento effettuato da Ricardo Belizón Aragón e Antonio Sáez Romero, dell'Università di Siviglia. La ricerca, presentata oggi al Centro di Archeologia Subacquea di Cadice, ha determinato l'esistenza nei dintorni del canale Sancti Petri di altre strutture che potrebbero corrispondere a porti e altri edifici che indicherebbero l'esistenza di un’antica strtuttura ormai sommersa. Il luogo e le caratteristiche in cui sono stati collocati i possibili resti di questo ricercato tempio, sottoposto all'ondeggiare delle maree, che rende difficili le indagini, corrispondono alle descrizioni dello spazio mitico riportate nei loro testi da autori classici come Strabone, Posidonio e Filostato, tra i tanti, corroborando la loro teoria. Il punto del ritrovamento dista circa quattro chilometri da quello recentemente segnalato da un'altra indagine di esperti delle università di Córdoba e Cadice. Dopo la prima analisi delle informazioni ottenute, unitamente ai dati documentali e archeologici già esistenti sull'area, il personale della Delegazione Territoriale, dell'Università di Siviglia e del Centro di Archeologia Subacquea ha compiuto diversi sopralluoghi. I dati raccolti hanno rivelato l'esistenza di un ambiente totalmente diverso da quello sinora ipotizzato: un nuovo paesaggio costiero e un litorale fortemente antropizzato, con la presenza di possibili dighe foranee, grandi edifici e anche un possibile bacino portuale chiuso. La ricerca futura si concentrerà sulla conduzione di indagini archeologiche (terrestri e subacquee), studi documentali e geoarcheologici specifici e campionamenti paleoambientali.


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I ricercatori potrebbero aver scoperto le prime prove di ominidi, o primi esseri umani, che trasformano l'ambiente. L'impronta distintiva dell’attività dell’uomo è stata identificata vicino a un grande specchio d'acqua nella regione che circonda un luogo di scavo nella valle di Geisel in Sassonia-Anhalt, risalente a circa 125.000 anni fa…


Science Advance, 15 dicembre 

I ricercatori potrebbero aver scoperto le prime prove di ominidi, o primi esseri umani, che trasformano l'ambiente. L'impronta distintiva dell’attività dell’uomo è stata identificata vicino a un grande specchio d'acqua nella regione che circonda un luogo di scavo nella valle di Geisel in Sassonia-Anhalt, risalente a circa 125.000 anni fa. Centinaia di ossa di animali macellati, circa 20.000 manufatti in pietra e prove di incendi sono stati scoperti in un sito di Neanderthal nel bacino del lago Neumark-Nord nella valle del Geisel, nella Germania centrale, da un team di ricercatori guidati da Wil Roebroeks dell'Università di Leida. Campioni di polline antico nel sito indicano che l'area era stata ripulita dagli alberi, mentre i conteggi del polline nelle vicine montagne Harz mostrano che erano boschive. I Neanderthal e altri primi esseri umani sono stati un fattore nel plasmare la vegetazione in questo ambiente. Sulla base di tali evidenze, gli studiosi ritengono che le attività che includono la caccia, la lavorazione degli animali, la produzione di utensili e l'uso del fuoco potrebbero spiegare perché le foreste della regione sono state disboscate durante questo periodo rispetto alla vegetazione che circonda altri laghi vicini. La scoperta aggiunge un aspetto importante al comportamento umano primitivo, compreso l'uomo di Neandertal, poiché mostra che gli esseri umani erano già un fattore visibile a livello locale nella formazione della vegetazione 125.000 anni fa. I risultati della ricerca, ancora in corso, potrebbero complicare la comprensione da parte degli scienziati dell'ultimo periodo interglaciale, iniziato circa 130.000 anni fa e terminato circa 115.000 anni fa.


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